Ridanno dignità ai cippi dimenticati

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    L’idea gli venne da un incontro con Cristiano Dal Pozzo – classe 1913, reduce della Campagna d’Abissinia – avuto a Bolzano nei giorni dell’Adunata nazionale: “Chi cura e restaura una lapide, un cippo, un monumento – aveva detto il reduce – fa rinascere lo spirito dei valorosi soldati ai quali sono dedicati”. Una frase buttata lì durante un breve colloquio che Claudio Zen ha a lungo meditato.

     

    Ne ha parlato con i suoi figli, Anna di 14 anni e Davide di 10, e insieme hanno deciso di fare qualcosa. Zen è un artigiano che lavora e vive con la famiglia a San Giacomo, una frazione di Romano Ezzelino, in provincia di Vicenza; è un amico degli alpini, iscritto al Gruppo del suo paese, “ma mi sento alpino nel sangue, forse più di qualche altro che il militare lo ha fatto”.

    Lo avrebbe fatto anche lui se non ci fosse stato il rinvio per esubero di arruolamenti e poi l’esonero perché, allora, era di gracile corporatura. La sua naja l’ha fatta così: recuperando la visibilità e la dignità a tanti cippi e tante lapidi disseminate sulle montagne venete a ricordo del sacrificio di tanti reparti e di singoli soldati. Sono punti fermi d’una guerra che è stata combattuta su queste montagne, ed ha lasciato il segno nel territorio e nella gente. “Durante l’estate scorsa – racconta Zen – con i miei figli siamo passati per Ponte San Lorenzo e vedendo la lapide che ricorda il punto di massima penetrazione degli austriaci mi sono ricordato di quello che mi aveva detto Dal Pozzo. E allora abbiamo deciso di tornare per ripulire il posto”.

    Poi, di cippo in cippo, di lapide in lapide, è stata come una missione, al Col Moschin, Col Aveto, al cimitero austro-ungarico di cima Grappa, a Cà Tasson, dove un cippo ricorda il VI reparto d’assalto degli Arditi e il suo comandante capitano Ettore Viola, decorato con l’Ordine militare di Savoia, una Medaglia d’Oro e due Medaglie d’Argento, deceduto nel 1986 e sepolto a Cima Grappa. Zen ha raccontato della pulizia della lapide e del terreno circostante alla vedova del capitano Viola, contessa Palma de Luca di Cà Tasson, la quale ha segnalato il lavoro di questo straordinario terzetto con una lettera al presidente Napolitano.

    Le ha risposto l’assistente militare della Segreteria della Presidenza della Repubblica, per elogiare l’iniziativa di Zen e dei suoi figli e ricordare la “fulgida figura del militare cui è stato reso l’onore più grande di riposare là dove le sue imprese sono diventate leggenda”. Questo riconoscimento ha fatto salire alle stelle l’entusiasmo dei due ragazzi: “Ringraziamo moltissimo papà – ha detto Anna – per averci trasmesso questa passione fortissima”.