Ricordi di naja

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    In questo periodo di riposo forzato, è stato per me una soddisfazione ritornare mentalmente al periodo militare con servizio svolto nel 1961/1962. Magari con mia poca disciplina, ma per me è stato un periodo divertente. Invio il tutto pensando che a qualcuno magari possa interessare. Nel linguaggio militare di allora, bufere era l’appellativo che veniva dato a colui che aveva svolto più missioni operative al di fuori della caserma. Questo appellativo mi era stato affibbiato dai miei colleghi sedentari, ossia, gli amministrativi (furieri) del reparto comando del gruppo di artiglieria da montagna Agordo, perché pur essendo in forza all’ufficio trasmissioni, ero sempre disponibile a compiere servizi di ordine pubblico affidati al nostro Gruppo. I motivi erano principalmente due. Primo, il trattamento economico giornaliero di lire 415 al giorno anziché lire 114. In secondo luogo, dava la possibilità, al di fuori del servizio, di essere liberi sia di uscita che rientro in sede. Approfittando di queste opportunità, nei periodi di permanenza in caserma, potevo affittare un’auto e andare anche fuori presidio (non me ne vogliano i rigorosamente ligi al dovere), principalmente in locali dove si mangiava e si ballava.

    Fausto Franchi, Pray (Biella)

    Beh, caro Fausto, viva la sincerità. Non so se poi nella vita sei riuscito a portare dentro la filosofia che ti ha ispirato durante la naja. Se sì, in questo momento ti penso ricco e appagato, magari con qualche legnata in testa da parte di qualche moglie non molto propensa alle tue fughe per mangiare e ballare.