Riccardo Cassin, un secolo di grande alpinismo

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    C’è un passaggio in mezzo al mare di granito della parete nord est del Pizzo Badile, lungo la via Cassin, dove non è facile trovare la linea di salita. L’unica maniera per individuarlo è fermarsi a guardare la parete e pensare: Dove sarebbe passato Cassin?Che cosa avrebbe fatto il primo scalatore di questa parete? . In qualche modo ti devi mettere nei suoi panni, ed allora, con calma, trovi la linea più debole della parete, trovi i chiodi dei numerosi passaggi, ti ritrovi con le tante descrizioni della via che hai letto.

     

    Ma c’è una bella differenza tra essere il primo ad aprire una nuova via su di una parete così difficile, ed essere uno dei tanti ripetitori che seguono le sue tracce, a più di 70 anni dal suo primo passaggio. Però sono orgoglioso di essere stato lì in quel momento a dover pensare in qualche modo come lui, senza nessuna pretesa di essere un bravo alpinista, ma con la consapevolezza di fare una grande via, tracciata dalla leggenda vivente dell’alpinismo moderno.

    È stato forse in quel momento, quella piccola grande personificazione a farmi venire voglia di conoscere più da vicino il grande Riccardo Cassin. Così il mio amico Damiano, parlando dell’ormai raggiunto traguardo dei cento anni del grande Ragno di Lecco, mi ha proposto di fargli visita e di andargli a fare gli auguri di persona. Detto fatto! Al telefono risponde la gentilissima nuora Daniela; organizziamo la visita di lì a due giorni. Intanto muovo anche le conoscenze alpine di Lecco, dove il presidente della sezione Luca Ripamonti e la famiglia Cassin sono legati da profonda e duratura amicizia.

    Le porte ed il cuore di casa Cassin si aprono ancor più di quanto non lo fossero già prima. Un po’ timidamente entriamo, pieni di gioia ed emozione, a stringere quelle mani che negli ultimi cento anni hanno toccato le vette e le rocce che stanno nei sogni di qualunque alpinista, dilettante o professionista che sia. La stretta di mano è quella che ti aspetti da uno come lui, gli occhi sono attenti e profondi, che ti guardano ben oltre le apparenze.

    Solo l’udito ha ceduto un po’ al tempo, ma dopo cento anni vissuti al massimo, si può accettare qualche defaiance anche da Cassin. Prendiamo insieme il tè del pomeriggio, parlando di noi, di montagna, della Fondazione Cassin, con Daniela che ci illustra e descrive le belle attività, nel salotto che ostenta tutta la storia dell’alpinismo del 900 e dove abitualmente passano Diemberger, Gogna, Messner, Confortola . ma non siamo a disagio, stiamo bene in questo salotto, ci sentiamo tra amici. È il momento degli autografi, ho portato alcune fotografie che ho scattato sulla sua via al Badile, lui le guarda e mi dice bravo, mi fa i complimenti!!!

    Cosa dovrei dire io a lui?Non ho parole, ma il groppo in gola e gli occhi lucidi. Piccolo omaggio a sorpresa, ovviamente abbiamo portato anche il regalo di compleanno. Grazie alla mia familiarità con la presidenza nazionale dell’ANA, papà Corrado mi ha consegnato il crest ed il bel calendario dell’Associazione per rendere omaggio al secolo di vita di Riccardo, regalo graditissimo che ben figura nello storico salotto.

    Nei giorni a seguire ci giungono le lettere di ringraziamento da parte di Cassin e della Fondazione, segno di quanto sia grande questo uomo, non solo per le imprese alpinistiche che tutti ben conosciamo, ma anche perché sa emozionare e coinvolgere con profonda umiltà chiunque abbia voglia di conoscere la sue storie di montagna ed il mondo che lo circonda. Un sentito ringraziamento a Daniela ed alla Fondazione Cassin, per la gentile e calda ospitalità e per le belle attività che porta avanti, ed un grazie di cuore a Riccardo, per un secolo di grande alpinismo.

    Antonio Perona

    Riccardo Cassin: cento volti di un grande alpinista

    Le mie montagne e la mia famiglia sono raccontate in queste pagine. Insieme a loro ci sono gli amici, i compagni di allenamento, di cordata, di spedizione e anche gli antagonisti. Numerose persone che hanno condiviso questa felice e fortunata salita che è la mia vita . È la presentazione, scritta di suo pugno, del libro dedicato a Riccardo Cassin, che il 2 gennaio scorso ha compiuto cento anni. Il sottotitolo Cento volti di un grande alpinista è riduttivo, perché questo libro è la storia dell’alpinismo italiano, dei personaggi che lo hanno reso affascinante con le loro imprese oltre il possibile, sfidando la forza di gravità, le intemperie, il gelo ma sempre amando e rispettando la montagna. Il bel volume, edito dall’editore Bellavite di Missaglia per conto della Fondazione Riccardo Cassin, è stato curato da Alessandro Gogna, Laura Melesi e Daniele Redaelli. Pagg. 230, euro 42.

    Pubblicato sul numero di marzo 2009 de L’Alpino.