Continuano ad alternarsi nello Sri Lanka devastato le squadre dei nostri volontari, medici, infermieri e tecnici.
Domani forse avremo la giornata libera: ne approfitteremo per andare a comperare riso e altri viveri che porteremo a dei nuclei familiari che vivono in condizioni di estrema povertà a circa un chilometro dall’albergo dove siamo alloggiati .
È la parte di uno dei messaggi che quotidianamente arrivano a Francesco Beolchini, responsabile del 4º Raggruppamento di Protezione civile, dai nostri volontari che si trovano nello Sri Lanka, e precisamente nell’isola di Kinnya, dipartimento di Trinkomalee, dove si trova anche il nostro ospedale da campo.
Nell’isola devastata dall’onda dello tsunami conseguente al terremoto del 26 dicembre scorso, che ha causato intorno alle trecentomila vittime (il numero probabilmente non potrà mai essere accertato) c’è un caldo torrido e ci sono migliaia di persone che vivono ancora in condizione precaria, in villaggi in cui manca praticamente tutto. Quei luoghi da paradiso terrestre e spiagge da sogno, visitati ogni anno da migliaia di turisti da ogni parte del mondo stanno faticosamente riprendendo a vivere.
A Kinnya ci sono una quindicina fra medici e infermieri del nostro ospedale da campo e cinque tecnici logistici della sezione Abruzzi. Hanno appena dato il cambio ad altrettanti volontari che dopo una permanenza di due settimane sono rientrati in Italia. Il nostro ospedale un posto medico chirurgico avanzato specializzato per gli interventi di emergenza stabilizzata sta degnamente sostituendo l’ospedale locale andato distrutto dalla terribile onda che ha raggiunto un’altezza di 32 metri.
Appena messo in condizione di operare, attorno all’ospedale è stata costruita una tendopoli e, man mano che passavano i giorni, anche costruzioni di legno. I nostri volontari hanno provveduto a rifare la rete idrica, costruire bagni, collegare scarichi. Siamo andati a insegnare a montare le tende agli abitanti di religione musulmana di un villaggio , dice un altro rapporto.
Qualche volta sono stati costretti a rimanere in albergo, per motivi di sicurezza: nello Sri Lanka è in corso una guerriglia che potrebbe anche non vedere la differenza fra consiglieri militari sgraditi e soccorritori. Ma il lavoro riprendeva presto, a costruire staccionate, e strutture di legno per i bagni di portatori di handicap, coperture con stuoie di bambù da sistemare sulle capanne per mitigare il calore del sole a picco. Man mano che passavano i giorni i campi assumevano l’aspetto di strutture organizzate: luce elettrica, acqua calda e fredda. Abbiamo apportato modifiche ai bagni .
I rapporti con la popolazione locale sono sempre stati ottimi. Così, giorno dopo giorno, gli alpini si sono fatti benvolere e apprezzare per la loro professionalità e disponibilità. Abbiamo deciso di comperare della stoffa per far confezionare vestiti per i bambini che vanno a scuola . Infine: Abbiamo appreso che stanno arrivando altri venti alpini che daranno il cambio al personale da campo e a noi. Ripartiamo, arriveremo a Roma dopodomani alle 10,45. Ciao . Siamo fieri di voi, volontari della nostra Protezione civile.