Questione di fiuto

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    Gentile direttore, ho letto l’editoriale di marzo ed ho trovato la tua risposta chiara ed equilibrata. La ragazza che ti ha “avvicinato” va, a mio avviso, in parte compresa e scusata, nel senso che la conoscenza della storia è spesso approssimativa, anche in persone di età maggiore. La partecipazione dei nostri soldati, e tra questi gli alpini, nelle guerre dello scorso secolo è stata determinata da scelte politiche e non è stata certo facoltativa. La letteratura, in questo campo, è sterminata ma, per conoscerla, bisogna averla studiata a scuola o aver posseduto la determinazione di approfondirne la conoscenza di base in modo autonomo. La ragazza non ha probabilmente avuto questa possibilità o non ha scelto di documentarsi sufficientemente… Per quanto riguarda l’Ana, alla quale come artigliere di montagna mi onoro di appartenere anche in ricordo di un mio cugino, Giuseppe Borgogno, sottotenente volontario nella Julia, decorato di Medaglia d’Argento nella Campagna di Russia, basterebbe partecipare a qualche Adunata degli alpini per capirne la natura e lo spirito. La figura di mio cugino, a mio giudizio, è da considerare eroica se inquadrata nella sua epoca storica e gli alpini come lui non andrebbero mai dimenticati. L’Ana è profondamente legata alla solidarietà e straordinariamente inserita nel tessuto sociale e nell’Associazione esiste tutto tranne che uno spirito militaristico con connotazioni di aggressività. Sarebbe davvero utile per i giovani ma anche per i meno giovani, avere una maggiore conoscenza della storia, quantomeno della Prima e della Seconda guerra mondiale e del periodo intermedio tra le stesse, per rinforzare la capacità di giudizio morale e politico da parte di tutti i cittadini e forse consolidare la democrazia nel nostro Paese.

    Giovanni Meggiolaro, Verona

    Caro Giovanni, tra le cose vere che dici, mi fermo solo, per ragioni di brevità, su quello che potrebbe sembrare un dettaglio ma che, in realtà, costituisce la trave portante. Mi riferisco a quando dici: “Basterebbe partecipare ad una Adunata…”. Gli alpini si amano e si capiscono frequentandoli, standoci assieme, respirandone la generosità. È una questione di fiuto prima ancora che di intelligenza.