Quella lunga notte tragica non finisce mai

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    Settant’anni, tanti sono trascorsi da quella tragica sera del 28 marzo 1942, quando alle ore 23,45 il sommergibile inglese Proteus, comandato da Philip Steward Francis, squarciò con un siluro la fiancata sinistra del il piroscafo Galilea. Quest’ultimo era partito da Patrasso alla volta di Bari ma la sua traversata si fermò all’altezza di Prevesa, nel Mar Ionio, portando con sé quasi tutto il suo carico umano; dei 1.275 imbarcati si salvarono 284 uomini e più della metà di questi erano alpini.

     

    Il battaglione Gemona fu decimato: perirono 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 alpini, oltre a carabinieri, bersaglieri, marinai e alcuni prigionieri greci. Il Friuli fu toccato profondamente da questa dolorosa tragedia, tanti suoi figli non fecero più ritorno dai propri cari e per questo il gruppo alpini di Muris, fondato alla fine del 1946, ha iniziato a commemorare, con quelli del Galilea, tutti i Caduti della Julia.

    Già di primo mattino, favoriti da una splendida giornata primaverile, i partecipanti – quasi un migliaio provenienti non solo dal Friuli ma anche da fuori regione – si sono ritrovati sul Monte di Muris di Ragogna che domina il Friuli collinare, dove il locale gruppo alpini ha eretto un imponente monumento con i nomi dei Caduti del Gemona, poco lontano dalla chiesetta di San Giovanni in Monte, dedicata a tutti i Caduti della Julia. Ad accogliere questa marea di gente, il presidente nazionale Corrado Perona, il sindaco di Ragogna Mirco Daffarra e il presidente della sezione di Udine Dante Soravito de Franceschi.

    Molte le autorità presenti, civili e militari; tra questi numerosi sindaci, l’assessore regionale Roberto Molinaro e quello provinciale Adriano Piuzzi, il comandante la brigata alpina Julia gen. Giovanni Manione, il vicesindaco di Udine Vincenzo Martines, il senatore Flavio Pertoldi, la Medaglia d’Oro al V.M. Paola Del Din, 89enne splendida figura della Resistenza, i vessilli delle sezioni ANA, i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma e una miriade di gagliardetti, hanno rimarcato la condivisione a questa cerimonia e la vicinanza ai naufraghi presenti: gli alpini Onorino Pietrobon, di San Quirino, Bruno Galet, di Sacile, oltre al marinaio di Grado Giacomo Gregoris, che si trovava sul cacciatorpediniere “A. Mosto”, l’unità che salvò 213 dei 284 superstiti.

    Un picchetto armato dell’8° Alpini e la fanfara della brigata alpina Julia hanno reso gli onori al Labaro dell’ANA e al gonfalone della città di Udine, decorato di Medaglia d’Oro al V.M., oltre ai gonfaloni di Ragogna, Gemona del Friuli, Chions e Sesto al Reghena. Dopo gli interventi celebrativi con toccanti parole del sindaco di Ragogna Mirco Daffarra, del presidente nazionale Corrado Perona e del comandante della brigata Julia gen. Giovanni Manione, il cappellano della Julia don Giuseppe Ganciu, coadiuvato da don Francesco Argenterio, ha celebrato la Messa di suffragio, accompagnata dal coro “Amici della montagna”. Al termine del rito sono stati resi gli onori militari e deposte corone al monumento. Poi il “Silenzio” suonato dalla tromba e infine tre rintocchi di campana.

    dsf