Quando anche i giornali seri pubblicano cose poco serie

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    Nei giorni immediatamente successivi all’Adunata di Aosta siamo stati costretti a rispondere a tre quotidiani che avevano pubblicato lettere offensive nei riguardi degli alpini e dall’ANA. Il nostro presidente Parazzini ha chiesto immediate smentite, non foss’altro per non dare adito con il nostro silenzio a sgradevoli malintesi che avrebbero coinvolto gli alpini e la stessa Associazione.
    Una lettera è stata pubblicata dal Corriere della Sera il 12 maggio, firmata da Vittorio Cravotta, che risiede a Selargius, in Sardegna. Vi si leggeva che le nostre adunate nazionali sono finanziate dalla presidenza del Consiglio dei ministri, e che per questo motivo gli alpini accorrono in massa a fare bisboccia, tanto è tutto gratis .
    Al Corriere (che domenica 18 ha pubblicato la lunga smentita del nostro presidente) è stato precisato che gli alpini vanno all’adunata pagandosi viaggio, vitto e alloggio, e che sono usi a dare, in tante circostanze, come calamità, alluvioni o emergenze, in Italia e all’estero. Lettere del medesimo tenore sono state scritte al giornale anche da tanti alpini (ricordiamo quella di Luigi Boffi, assessore alpino di Bollate, Milano) e allo stesso firmatario della lettera contestata, Vittorio Cravotta. Il quale, qualche giorno dopo, ha chiesto ufficialmente scusa, dicendosi dolente per l’equivoco nel quale era caduto.
    Noi alpinamente accettiamo le scuse di Cravotta, ma che dire del giornale che ha pubblicato quella lettera palesemente offensiva e assurda?
    Due giorni dopo, altra chicca giornalistica, in duplice versione. Su La Stampa di Torino e Il Sole 24 Ore abbiamo letto la lettera scritta da un maresciallo dell’Esercito, Guido Guasconi di Torino, secondo il quale a causa dell’adunata in valle d’Aosta gli studenti avrebbero perso quattro giorni di scuola, essendo state sospese le lezioni. Gli alpini, si sa concludeva il nostro severo quanto disinformato maresciallo sono brava gente ma, quali che siano i loro meriti la regolare attività scolastica è di sicuro più importante del folclore dei veterani . (A tale proposito, caro maresciallo, venga alla prossima Adunata di Trieste, senza perdere giorni di servizio, ovviamente: si accorgerà che ci sono anche tantissimi giovani ).
    Anche in questo caso (e di malavoglia, perché è sempre antipatico chiedere smentite anche quando si ha ragione) il nostro presidente ha scritto ai giornali per spiegare che i quattro giorni di vacanza rientravano in quelli stabiliti sin dall’inizio dell’anno dal calendario scolastico, che prevede duecento giorni distribuiti a discrezione delle singole regioni.
    Quindi gli studenti valdostani non hanno perso neanche un’ora di lezione.
    A parte il fatto che vorremmo che questi lettori scrittori come pure i grandi giornali nazionali fossero altrettanto solerti a scrivere, e pubblicare, anche quando gli alpini spalano il fango lasciato dalle alluvioni, soccorrono la gente terremotata, puliscono i boschi, costruiscono scuole, centri per anziani e via benemeritando, ci chiediamo: come mai tre giornali di lunga tradizione e grande autorevolezza non si sono disturbati a fare una telefonata che sia una?Per esempio al Provveditorato agli Studi di Aosta, o alla segreteria dell’ANA, oppure, sempre per esempio, all’ufficio stampa della presidenza del Consiglio o, perfino, al
    sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, che essendo un giornalista è, come si dice, del ramo?
    Possibile, ci chiediamo, che ai giornali arrivino denunce del genere e che questi giornali le pubblichino senza un minimo, facile, doveroso controllo?Non sono un po’ troppi tre incidenti di percorso, tre scorrettezze deontologiche di tre diversi giornali?Possibile che la libertà di stampa e di pensiero sia diventata libera, disinvolta licenza?
    Invitiamo i responsabili delle rubriche di questi tre quotidiani a seguire da vicino l’attività degli alpini: saranno i benvenuti. Forse hanno bisogno di conoscerci meglio