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Egregio direttore, ogni anno il 26 gennaio l’Ana ricorda, commemora e celebra in grande stile la battaglia di Nikolajewka: bene, è cosa buona e giusta! Il caso vuole che il 27 gennaio ricorra la Giorno della Memoria (per commemorare le vittime dell’Olocausto, ndr) e, in questo caso, da parte dell’Ana c’è un silenzio assordante.
Egregio direttore, leggo con non poca meraviglia che la ricorrenza ultra centenaria della fondazione di una parte consistente delle Truppe Alpine (l’artiglieria da montagna) non può essere pubblicata su L’Alpino con motivazioni a dir poco superficiali. Purtroppo, per un equivoco circa le procedure e gli indirizzi di posta elettronica, l’articolo è giunto alla vostra redazione nel 2018, ma solo 37 giorni dopo la fine del 2017, anno della ricorrenza. Posso capire le attese ma un evento di tale rilievo storico, che riguarda migliaia di penne nere e bianche iscritte all’Ana, meriterebbe una qualche priorità e sono sicuro che sarebbe letto con piacere anche in differita. Mi permetto di ipotizzare che anche il giornale potrebbe trarne qualche vantaggio in tema di gradevolezza. Tanto volevo rappresentarle e, in ogni caso, mi rimetto alla sua rivalutazione sull’opportunità di diffondere l’evento nell’ambito delle Truppe Alpine in servizio ed in congedo, abbonati a L’Alpino. Con viva cordialità.
gen. D. Epifanio Pastorello Presidente Sez. Prov. A.N.Art.I. di Torino
Luca Liberto, amico degli alpini iscritto al Gruppo di Borgosesia ha donato alla Sezione Valsesiana un defibrillatore automatico esterno. «Credo fermamente che gli alpini abbiano fatto e facciano tantissimo per la nostra comunità. Sono presenti nel momento del bisogno, dalle gravi crisi a causa delle devastazioni naturali, alle piccole manifestazioni fatte per progetti di solidarietà - ha dichiarato Luca durante la consegna.
Caro don Bruno, rientrato alla base dopo le belle giornate di Trieste, lieto dopo Biella di aver partecipato per la seconda volta al Cisa, desidero innanzitutto congratularmi con te per la professionalità e decisione con cui hai condotto il convegno. Complimenti!
Creare un’opera che fermi nel tempo le gesta degli alpini durante la Grande Guerra e che sia a beneficio e monito per le future generazioni. È da questa idea, tutt’altro che banale, che gli alpini di Prevalle sono partiti per realizzarla. Non volevano però il classico monumento eretto in piazza piuttosto che la scultura da rinchiudere nel salone di un palazzo istituzionale; quest’opera doveva essere visibile sempre e a tutti.