Noi molte volte siamo abituati ad un pacifismo banale del “…vogliamoci tutti bene”. Io, molto tempo fa, mi sono laureato in filosofia a Torino ed uno dei miei migliori maestri si chiamava Norberto Bobbio, insegnava filosofia del diritto e della politica.
Erano gli anni in cui volevamo rovesciare il mondo e sul fronte cattolico in cui mi collocavo avevamo ancora in mente preti come don Milani di Barbiana e la famosa “Lettera ad una professoressa”. A Roma si stava svolgendo un avvenimento eccezionale: il concilio Vaticano II. In quel tempo, pieno di tensioni sociali, era facile non avere le idee chiare e la “scuola di Francoforte” non bastava a schiarircele. Un giorno, terminata una lezione di filosofia della politica che riguardava i filosofi illuministi domandai a Bobbio se il “pacifismo fosse un principio assoluto”. Mi rispose: «Siamo in uno stato di diritto e secondo una concezione illuminista le leggi servono a proteggere il debole dalla prevaricazione del più forte». Questo era il limite del pacifismo ed era l’unico punto in cui si giustificava un’azione difensiva. Mi sembra che il “fermateli” di Papa Francesco vada in questo senso, anche perché non c’è altro modo di fermare quei “macellai” di carne umana dell’Isis che non hanno niente a che fare con l’islam e togliere loro le mannaie, anche se musulmani moderati ne esistono sempre di meno.
prof. Roberto Ettore Bertagnolio
Caro professore, lei mi perdonerà se ho sforbiciato la sua lunga e profonda riflessione. Il fatto è che mi aveva aperto talmente tanti orizzonti, che sarebbe stato problematico affrontarli nello spazio limitato di una pagina delle lettere. Condivido la sua lucida analisi. I veri amanti della pace non ripudiano il dovere della difesa, a differenza di un certo pacifismo, che spesso usa la pace in maniera ideologica, magari dichiarando guerra a chi non la pensa alla stessa maniera.