Ortigara: Montagna della trasfigurazione

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    Nel giugno del 1917 decine di battaglioni si contesero duramente quel baluardo lasciando sul terreno migliaia di Caduti.

    DI TULLIO VIDULICH

    Dal 10 giugno al 29 giugno 1917 si svolse sull’Ortigara una delle battaglie più cruente e sanguinose della prima guerra mondiale. Padre Giulio Bevilacqua che prese parte a quella battaglia con il grado di tenente del battaglione Monte Stelvio, nel 1920 sacerdote (e poi cardinale), in occasione della prima Adunata dell’Associazione Nazionale Alpini e dell’inaugurazione sulla cima dell’Ortigara della colonna mozza con la scritta Per non dimenticare , pronunziò una vibrante e indimenticabile orazione per o­norare la memoria dei Caduti, in cui fra l’altro disse: Qui non vi è pietra non sacrata dal crisma del sangue; non vi è roccia che su le lastre più sensibili non abbia fissata l’ombra di esseri che volavano e non avevano le ali… E così concluse: Ortigara! Cattedrale degli Alpini! Momento zenitale del sacrificio umano! Monte della nostra trasfigurazione! Incubo e sogno delle nostre notti! Anima insanguinata dell’umana anima alpina .

    Nel giugno di 88 anni fa, sull’Altopiano di Asiago, iniziava l’offensiva della 6ª Armata italiana per scacciare gli austro ungarici dalla poderosa catena settentrionale imperniata su Cima Portule Cima Dodici Monte Ortigara il cui possesso costituiva una continua minaccia verso la pianura veneta. La potente offensiva italiana, condotta con grande determinazione e slancio mediante una serie di attacchi sanguinosi, densi di eroismo e di immensi sacrifici, si concluse con un tragico esito per le unità italiane. L’accanita resistenza dei valorosi avversari, abbarbicati su posizioni per natura molto forti, rese ancora più insidiose dalle opere difensive, costituì un ostacolo durissimo per i reparti attaccanti la cui azione ebbe il suo tragico epilogo con il sacrificio di migliaia di alpini, che caddero sul Monte Ortigara, altare di migliaia di anime semplici e generose.

    Migliaia di Caduti, migliaia di dispersi, migliaia di soldati mancanti all’appello dopo i drammatici diuturni assalti contro quelle posizioni vicine al cielo, insanguinate dai soldati dei due eserciti in lotta. Fanti, alpini, granatieri, bersaglieri, artiglieri, cavalieri, genieri, soldati dei servizi logistici, dovettero affrontare oltre al fiero avversario, disagi di ogni genere, che misero a durissima prova il loro spirito e la loro capacità di resistenza. Il nome del Monte Ortigara comparve per la prima volta sui bollettini di guerra italiani alla fine del giugno 1916, dopo che si era esaurita la potente offensiva austro ungarica, nota col nome di Strafexpedition . In quei giorni le fanterie italiane condussero con grande impeto una serie di violenti attacchi, con l’intento di riconquistare le difese avversarie ancoratesi sulla dorsale Monte Ortigara Cima Dodici Cima Portule.

    Nella notte del 30 giugno i battaglioni alpini Bassano , Sette Comuni , Val Cenischia , Monviso , Monte Argentera , Monte Saccarello , Morbegno , Val Maira , Cividale , Val Natisone , Monte Matajur attaccarono la linea di resistenza austriaca imperniata sul Passo dell’Agnella Monte Ortigara Monte Campigoletti Monte Chiesa Monte Forno. Contro Cima Ortigara vennero lanciati due battaglioni del 6º reggimento Alpini, il Bassano e il Sette Comuni , i quali, dopo sanguinosi assalti, con incrollabile tenacia, giunsero fino sotto la trincea nemica di quota 2.105 dell’Ortigara, ma sottoposti ad un fuoco infernale, decimati e ridotti a poche centinaia di uomini, dovettero ritornare sulle loro posizioni. Dopo il lungo e nevoso inverno il Comando supremo italiano, nel giugno del 1917, preparò un’altra grande offensiva per scacciare il nemico dall’Altopiano e puntare su Trento.

    La nuova offensiva venne assegnata alla 6ª Armata del generale Mambretti, costituita appositamente per quella operazione. L’azione principale fu affidata al XX Corpo d’Armata che, forte di 180.000 uomini e 700 pezzi di artiglieria, aveva il compito di conquistare l’estrema dorsale nord dell’Altopiano (Cima Dodici, Monte Ortigara, quota 2.007). Sul fronte opposto erano schierate la 6ª Divisione e la 18ª Divisione austriache, e più a sud, la 22ª Divisione Sch tzen. Sul Monte Ortigara, fulcro della battaglia, la difesa era costituita da un robusto sistema trincerato potenziato da reticolati su più ordini, campi minati e postazioni di mitragliatrici sistemate in caverne di roccia. I preparativi vennero portati a termine ai primi di giugno. L’inizio dell’attacco fu fissato per il 10 giugno. Alle 5.15 del 10 giugno entrarorono in azione le artiglierie scaricando una valanga di fuoco sulle trincee nemiche, ma la fitta nebbia che aveva avvolto il terreno non consentì di colpire con precisione le postazioni ed i reticolati.

    Alle ore 15.00 gli alpini della 52ª Divisione iniziarono l’attacco contro le posizioni nemiche: sulla destra muoveva la colonna del generale Di Giorgio con i Battaglioni Sette Comuni , Verona , Bassano , Monte Baldo , Val d’Arroscia , Monte Mercantour , Monte Clapier , Val Ellero ; sulla sinistra, a ovest del Monte Ortigara, la colonna del colonnello Cornaro con i Battaglioni Mondovì , Ceva , Vestone , Monte Bicocca , Valle Stura , Val Tanaro . In caso di bisogno erano disponibili i Battaglioni Monte Stelvio , Tirano , Monte Spluga , Monte Saccarello , Val Dora , Cuneo e Monte Marmolada . Immediata fu la reazione del nemico che con le mitragliatrici e le artiglierie aprì un fuoco micidiale sul vallone dell’Agnellizza e sulle pendici dell’Ortigara costringendo gli alpini a strisciare fra i sassi e a ripararsi dentro ai crateri prodotti dagli scoppi delle granate. Fra i sassi, sui roccioni scoperti, sui reticolati intatti cominciarono ad ammassarsi morti e feriti.

    Gli alpini però non si persero d’animo. Guidati dai loro comandanti, in mezzo a quell’inferno, continuarono ad avanzare verso il nemico. I Battaglioni Bassano , Sette Comuni e Monte Baldo , al prezzo di gravissime perdite, risalendo le aspre scarpate rocciose, sotto le sventagliate delle mitragliatrici e sotto un furioso temporale, irrompendo attraverso i reticolati, dopo una furibonda lotta corpo a corpo, conquistarono il Passo dell’Agnella, quota 2.003 e quota 2.101 ubicate a est del Monte Ortigara. Il Battaglione Bassano , su quota 2.003, catturò duecento austriaci ma, a causa dei sanguinosi assalti, perdette il comandante di battaglione, tre comandanti di compagnia e nove comandanti di plotone. Per questa azione il Bassano si guadagnò la medaglia d’Argento al valor militare.

    La colonna del colonnello Cornaro, dopo aver conquistato il Corno della Segala nei pressi di Monte Campigoletti, dovette arrestarsi davanti ad un secondo ordine di reticolati che trovò ancora intatti. Alcuni reparti della colonna riuscirono a raggiungere le pendici di Monte Campigoletti, ma verso le ore 17 dovettero arrestarsi a causa delle gravi perdite subite, fra cui quelle del comandante del battaglione Mondovì , gravemente ferito, di tre comandanti di compagnia, morti e di gran parte degli ufficiali morti o feriti. Era l’inizio del Calvario dell’Ortigara. Il giorno dopo ripresero gli attacchi verso Monte Ortigara e il Passo di Val Caldiera: per quattro giorni e per quattro notti fu un tragico susseguirsi di assalti corpo a corpo, di colpi di mano, di avanzate e ripiegamenti.

    Gli austriaci non davano tregua. Quota 2.101 che sbarrava la via all’Ortigara cambiò bandiera tre volte mentre la cima dell’Ortigara sembrava sempre più imprendibile. Il giorno 19 giugno alle ore 6 del mattino, in una bella giornata di sole, la vetta dell’Ortigara venne attaccata con azione convergente da due battaglioni, il Valtellina , il Monte Stelvio e, dopo durissima lotta, sotto un terribile bombardamento di ogni calibro, alle 6.40 venne conquistata. Caddero in nostre mani più di mille soldati. Anche in questa eroica giornata i Battaglioni Monte Saccarello , Monte Baldo , Bassano , Verona , Sette Comuni , Monte Stura e la Brigata di fanteria Piemonte , diedero il loro generoso ed efficace contributo per la conquista della quota 2.105 dell’Ortigara dando prova di elevato valore ed immenso spirito di sacrificio.

    Ostacolati da ogni parte, gli alpini furono sottoposti ad un implacabile fuoco di repressione con pezzi di ogni calibro ma, nonostante la rabbiosa reazione dell’avversario, gli alpini si consolidarono nelle trincee nemiche, nelle buche aperte dalle granate, sfruttando ogni più piccolo anfratto del terreno. Resistettero per cinque giorni a quell’inferno di ferro e di fuoco, abbarbicati sulla cima consacrata dal sangue versato di centinaia di loro fratelli. Il nemico non si diede per vinto, l’Ortigara era troppo importante per la difesa dell’Altopiano e così il Feldmaresciallo Ludwig Genginger preparò un contrattacco con truppe scelte e ben addestrate.

    Alle ore 2.30 della notte del 25 giugno iniziò l’attacco violentissimo contro gli italiani che occupavano l’Ortigara. Sulla petraia martoriata dalle bombe, illuminata dalle fiammate terrificanti dei lanciafiamme, ricoperta da nubi di gas asfissianti, si consumò il sacrificio degli alpini e dei fanti. Dal buio sbucarono all’improvviso le pattuglie d’assalto nemiche, armate di bombe a mano e lanciafiamme. Dopo una resistenza disperata la vetta insanguinata dell’Ortigara, trasformata in un enorme cimitero di soldati, ricadde in mano austriaca. Più a lungo resistettero i difensori di quota 2.101, ma dopo reiterati assalti del nemico, il caposaldo passò in mano avversaria. La lotta fu accanita, dalla baionetta al corpo a corpo, sino a precipitare avvinghiati giù nei ripidissimi canaloni che scendono in Valsugana.

    Nei giorni successivi si fecero numerosi tentativi per riconquistare le posizioni perdute, ma senza ottenere successo: ormai il destino dell’Ortigara era fatalmente segnato. I 22 battaglioni alpini che parteciparono alla battaglia, insieme alle Brigate Regina e Piemonte, persero 461 ufficiali dei quali 17 comandanti di Battaglione e 12.700 fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri. In totale la 6ª Armata perse 28.000 uomini fra Caduti, Dispersi, feriti e prigionieri su circa trecentomila soldati. Sebbene l’offensiva italiana contro le formidabili posizioni austro ungariche non raggiungesse i risultati prefissati, la Battaglia dell’Ortigara, nel quadro generale della guerra, servì a frenare la opprimente minaccia nemica verso la pianura vicentina e contribuì ad impegnare nel settore trentino una notevole massa di soldati austriaci a tutto vantaggio delle operazioni su altri fronti.
    Su quelle aspre montagne alpini, fanti e Kaiserjäger hanno scritto pagine di storia eroica che non sono dimenticate.