Quali sono le parole in grado di lenire una sofferenza immensa, che deriva dalla perdita violenta ed improvvisa degli affetti più cari e dalla disintegrazione della propria casa, dalla cancellazione del proprio paese? Forse non esistono. Allora contano i fatti, la presenza, la vicinanza; la testimonianza che sei lì accanto e che, sicuramente, ci sarai ancora, anche dopo l’emergenza. Un ruolo, questo, che pare ritagliato su misura per gli alpini.
Così l’Adunata del 4º Raggruppamento ad Ascoli Piceno, domenica 2 ottobre, ha reso testimonianza alle penne nere e alle genti delle zone terremotate del Centro Italia che la vita può rigenerarsi dalle ceneri del dolore e che gli alpini tengono la barra dritta in tal senso. In occasione dell’Adunata picena il Presidente Sebastiano Favero ha visitato venerdì, per l’intera giornata, i tre comuni più colpiti dal devastante sisma di agosto, Accumoli, Arquata del Tronto e Amatrice. Ad accompagnarlo Lorenzo Cordiglia, Presidente della commissione Grandi opere e i Presidenti delle tre Sezioni competenti per territorio, rispettivamente Alessandro Federici (Roma), Sergio Mercuri (Marche) e Giovanni Natale (Abruzzi).
Una giornata di incontri, con i sindaci e i capigruppo (in tutti e tre i paesi ci sono sodalizi alpini molto attivi, Accumoli è anche culla della fanfara alpina Monti della Laga). Colloqui che hanno permesso di individuare esigenze e, in parte, luoghi. Decisioni operative, ovviamente, non sono state prese nell’occasione, perché mancava ancora la cornice normativa del decreto governativo per la ricostruzione, arrivato alla metà di ottobre. L’orientamento dell’Ana, però, è realizzare due centri polifunzionali per i comuni di Amatrice e Accumoli e una piccola palestra per le scuole di Arquata del Tronto.
Molto dipenderà anche dalla raccolta nazionale di fondi tra tutte le Sezioni, che comunque, procede positivamente, grazie a centinaia di iniziative piccole e grandi. Ci sono paesi come Accumoli ormai spopolati: qui le temperature notturne sono dalle parti dello zero e dormire in tenda non è ora più possibile. Perciò le famiglie sono ospitate negli alberghi della zona di San Benedetto del Tronto, ad un’ora di automobile. Percorso che, ogni giorno, decine di persone fanno due volte, perché nella zona terremotata sono rimaste aziende agricole e animali da accudire. Un segnale importante di attaccamento al territorio e di voglia di rimboccarsi le maniche.
Questo, all’unisono, raccontano i Presidenti delle tre Sezioni coinvolte: tra la gente ci sono dignità, poche lamentazioni e soprattutto una gran voglia di fare, ripartire, con idee anche nuove (il sindaco di Amatrice ha, ad esempio, chiesto agli alpini la possibilità di ripulire le sponde di un laghetto lì vicino, magari attrezzandolo con piste ciclabili e aree pic-nic, per dare impulso alla vocazione turistica del territorio). In queste regioni le penne nere sono realtà da sempre molto attive e sapere con certezza che altre penne nere sono pronte a lavorare al loro fianco per il futuro, aggiunge un ulteriore spazio di sereno all’orizzonte.
Massimo Cortesi
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