MONZA – Gli alpini monzesi e il Covid

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    “Anno bisesto – anno funesto” il 2020! Nessuno si sarebbe mai immaginato un inizio anno come questo. La Regione Lombardia insieme al Veneto sono state le prime ad emettere disposizioni restrittive e a “tirare la volata” al Governo. Il 23 febbraio inizio dei Decreti di Presidenza dei Ministri con chiusure di tutte le attività pubbliche e produttive non attinenti all’emergenza. Bar, ristoranti, uffici pubblici, aziende di ogni tipo, ma la circolazione per motivi contingenti non era ancora stata bloccata (supermercati e farmacie). Conseguenza logica è stata rinviare tutti gli appuntamenti pubblici a data da destinarsi; anche gli alpini si sono dimostrati ligi alle disposizioni legislative e al buonsenso. Anche per la Sezione di Monza niente assemblea sezionale, niente consigli di Gruppo, niente manifestazioni né normali attività che vedono gli alpini impegnati a favore della comunità. Abbiamo giusto fatto in tempo ad inaugurare il nuovo Gruppo di Albiate e a completare il trasloco del materiale della nostra Unità di Protezione Civile nel nuovo magazzino messoci a disposizione dall’Amministrazione Comunale. Poi l’emergenza… ma la nostra Pc non si è mai fermata! Da subito siamo stati a disposizione degli Organi regionali e comunali e le chiamate non sono mancate. Infatti a partire dal 5 marzo fino a metà maggio i Volontari dell’Unità di Protezione Civile Ana Monza hanno prestato servizio di supporto presso il centralino del numero verde emergenza sanità Areu, predisposto da Regione Lombardia per rispondere alle numerosissime chiamate di aiuto o di richiesta di informazioni. È stato un impegno notevole che ha visto coinvolti, per turno, mediamente 8 volontari della Sezione monzese in un lavoro di spiegazioni e delucidazioni ma anche di conforto e sostegno per i cittadini preoccupati di fronte all’aggravarsi di un’epidemia sconosciuta. Nel frattempo a Monza, l’Associazione Ristoratori Uniti (RiUn) ha cominciato a preparare e distribuire pasti caldi agli operatori sanitari degli ospedali locali impegnati in prima linea per combattere il Coronavirus. Con l’aumento delle richieste hanno chiesto, attraverso il sostegno dell’Amministrazione comunale, la collaborazione della nostra Unità di Pc. I nostri volontari non si sono fatti pregare e in brevissimo tempo hanno allestito dentro il nuovo magazzino, una cucina da campo messa a disposizione dalla Pc comunale, dando il via all’operazione “Un pasto caldo per i nostri eroi”. Ai fornelli si sono alternati i cuochi dei ristoranti di Monza e Brianza che con il supporto degli alpini hanno sfornato circa trecento pasti al giorno per gli operatori sanitari degli ospedali brianzoli, le forze dell’ordine e i volontari (Cri, Pc, addetti comunali) impegnati in questa emergenza. I pasti, una volta pronti, venivano poi consegnati dagli alpini agli operatori in servizio in stretta collaborazione con volontari di altre realtà monzesi: la Onlus Bran.Co. e i tifosi del Monza della curva Davide Pieri. Oltre alla responsabilità organizzativa e alla gestione logistica e di controllo degli alimenti che arrivavano quotidianamente grazie al contributo di molte aziende e dei supermercati locali, ai volontari della Pc Ana è toccato il gradito compito di mantenere vivi i valori alpini: infatti le giornate iniziavano e terminavano sempre con gli onori alla Bandiera. È stata un’esperienza faticosa (iniziata il 30 marzo si è conclusa l’8 maggio), ma gratificante perché ha permesso ai nostri volontari di essere protagonisti disponibili e silenziosi nel servizio agli altri: come sempre fanno gli alpini! Mio cruccio personale è stato quello di non poter partecipare a questa operazione e, soprattutto come medico, di non poter soddisfare al reclutamento di medici per l’Ospedale di Bergamo, almeno per quello degli alpini, a supporto di assistenza agli organici ristretti. I miei colleghi della dialisi (mia croce!) mi hanno vivamente sconsigliato poiché potenzialmente immunodepresso. Desidero ringraziare tutti i medici e gli infermieri che hanno risposto presente alla richiesta di aiuto.

    Marco Biffi