Milano e il Tricolore

    0
    90

    No, caro Direttore, la tua risposta sul numero di giugno al socio Atanasio Kostis sulla mancanza delle bandiere all’Adunata di Milano, non mi è piaciuta per niente. Permettimi il paragone scherzoso, ma mi sei sembrato Gatto Silvestro che scivola sugli specchi con fragore di unghie. Ho il vago sospetto che tu, inconsciamente, hai voluto difendere Milano e questo non mi sta bene. Sai, noi genovesi mugugniamo. Dopo 30 anni sono ritornato in Italia, lo so qualcuno mi prende per pazzo e, dopo così tanto tempo, ho potuto riprendere una mia vecchia abitudine e partecipare all’Adunata. Lo spettacolo offerto dagli alpini è stato il solito, fantastico. Certo l’allineamento non sempre era perfetto ma più che ai piedi darei la colpa alle pance. Ho visto uno tricolore lungo quanto un balcone addobbato anche con 3 o 4 bandiere alla sede dell’Aci e pochissime, quasi niente, altre alla fine della sfilata. Aggiungiamoci poi, i festoni a triangolo talmente di dimensioni ridotte e sbiaditi/sporchi che non si vedevano proprio. Una desolazione! Di cosiddetti onorevoli sul palco ne ho visti pochi e niente ma non è che me ne importasse molto. Certo come festa del Centenario ci saremmo aspettati sicuramente qualcosa di diverso!

    Adriano Pala, Sezione Genova

    Peste di un Adriano, tolgo le unghie dallo specchio e ti gratto la schiena, giusto per dialogare senza farti sconti. Caro amico, si può certamente non essere d’accordo sul qualcosa che avremmo voluto vedere funzionare meglio, ma non si può indossare il mitra e sparare su tutto. L’Adunata a Milano ha avuto qualcosa di trionfale, compresi i milanesi che sono rimasti ad applaudire i propri alpini fino alle 21, ed ha avuto una ricaduta mediatica come mai si era visto in precedenza. Senza contare la collaborazione di Comune e Regione e la Sezione locale, che hanno davvero dato il meglio per garantire il buon esito della manifestazione, dentro la complessità di una metropoli.

     

    Sono solito leggere L’Alpino tutto d’un fiato, in quanto, a differenza della grande stampa, racconta solo cose belle, ed ingrandisce quelle ancora più belle. Ho lette delle polemicucce sorte a proposito dell’Adunata del Centenario, del maggio scorso. Io non c’ero, perciò devo basarmi su ciò che è stato scritto, anche dalla stampa nazionale, e dal quotidiano che leggo, che per tre giorni è uscito con il cappello alpino nella testata, non lesinando parole di apprezzamento per la nostra Associazione. Organizzare un’Adunata a Milano, penso che sia difficile, pur essendo, la capitale lombarda, una città alpina. Lì vive gente di tutte le razze, che non sa neppure chi è l’alpino, perciò credo che non ci si può attendere il calore che ci possono riservare altre città. Come carnico, vorrei accennare a Raduno Triveneto ospitato da Tolmezzo e quindi dalla Carnia, dove non c’era Comune (totale 28) in cui non ci facesse bella mostra il Tricolore. Tre giorni intensi vissuti con passione, con calore, con commozione, da una terra scippata del suo reggimento, l’Ottavo. Una ferita troppo grande per noi carnici. Ecco, vedere sfilare per le vie di Tolmezzo il Labaro, luccicante delle sue Medaglie d’Oro, fra il tripudio della folla (non solo carnica), mi ha fatto venire il nodo alla gola e per qualche istante sono quasi ammutolito, orgoglioso di sentirmi figlio di questa terra.

    Giovanni Battista Desta

    Caro amico, il buon senso ci aiuta a smussare tanti spigoli, soprattutto quando siamo tentati di vedere il bicchiere mezzo vuoto, anziché mezzo pieno. Quanto a Tolmezzo, quanto tu affermi è condiviso da quanti hanno partecipato. Terra alpina, con tanta storia alpina, capace di coinvolgere ed emozionare anche chi carnico non è.

    Caro don Fasani, un giorno tu mi hai chiesto: che voto dai ai miei scritti? Io ti ho risposto spesso ti meriti un voto alto ma talvolta devo darti dei brutti voti. Oggi ho letto la tua risposta sulla mancanza di bandiere a Milano e mi dispiace ma ti boccio, capisco le belle arti, capisco i cavi dei tram ma la spesa per acquistare le bandiere no!

    Diego Capponi, Trieste

    Caro “professore”, anche qualche quattro in pagella ci ha aiutato a diventare migliori. Non pentito, incasso e ti mando un caro saluto.