Mario Rigoni Stern

    0
    858

    L’altopiano dei Sette Comuni lo cullò e lo allevò infondendogli lo spirito della montagna, del quale è uno dei migliori cantori. Tra la gente delle terre alte Mario Rigoni Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – 16 giugno 2008) trascorse l’adolescenza fino al 1938 quando si arruolò volontario nella Smalp ad Aosta. La guerra era alle porte: venne inquadrato nella Tridentina e con il battaglione Vestone del 6º Alpini combatté sui fronti francese, greco-albanese e russo, dove nel settembre 1942 si guadagnò una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Dopo l’8 Settembre fu arrestato dai tedeschi, non aderì alla Repubblica Sociale e passò due anni in prigionia come internato militare in Prussia orientale. Le vicende in terra di Russia sono narrate nel suo libro più famoso, Il sergente nella neve (1953), un racconto autobiografico dal Don, alla ritirata passando per Nikolajewka, gli sparuti compagni ritrovati nelle retrovie e i tanti giorni di cammino prima di riveder baita: “Il fiume era gelato, le stelle erano fredde, la neve era vetro che si rompeva sotto le scarpe, la morte fredda e verde aspettava sul fiume, ma io avevo dentro di me un calore che scioglieva tutte queste cose”. In Russia Rigoni Stern ci tornerà anni dopo e rivivrà nei racconti del Ritorno sul Don i drammatici giorni nella steppa. Nel 1970 collaborò con Ermanno Olmi nella sceneggiatura del film I recuperanti, incentrato sul tema del ritorno a casa dopo la guerra. A Quota Albania (1971) consegnerà invece le sue memorie dell’altro fronte. In molti suoi romanzi descrive con competenza e sensibilità il mondo naturale come in Il bosco degli urogalli, Uomini, boschi e api, Il libro degli animali, Arboreto selvatico, solo per citarne alcuni. Ritorna poi all’argomento bellico con La guerra sugli altipiani, un’antologia commentata sulla Grande Guerra. Rigoni Stern ottenne numerosi riconoscimenti letterari: ricordiamo su tutti quello per Storia di Tönle – L’anno della vittoria, premiato con il Campiello e il Bagutta, nel 1997 vinse il premio Feltrinelli e nel 2003 il premio Chiara alla carriera. Natura e memoria sono i due grandi temi che si ritrovano nelle opere dello scrittore ma anche nel suo impegno come personaggio pubblico, difensore dell’ambiente montano in tutte le sue declinazioni.