Lungo un percorso della memoria da Monte Tomba a Cima Grappa

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    GRANDE GUERRA Un viaggio alle radici della nostra unità nazionale. Gli alpini della sezione di Bassano  (con la partecipazione di penne nere  delle sezioni  di  Feltre  e  di Vittorio  Veneto)  hanno  avviato  il recupero  delle testimonianze del fronte:  camminamenti, trincee, postazioni.


    Recupero dei muretti a secco sul Monte Palon. In alto è visibile il piccolo osservatorio già ristrutturato dagli alpini.


    Il progetto è ambizioso, ma non impossibile. Sarà soltanto una questione di tempo, perché le forze ci sono e ci saranno anche in seguito. Si tratta di creare un itinerario della memoria storica di un popolo che quasi novant’anni or sono realizzò la sua unità a prezzo di sacrifici inenarrabili, di sangue, di morti. La memoria del primo conflitto mondiale, quello del 1915 1918, meglio conosciuto come ‘Grande Guerra’: venti chilometri di trincee, gallerie, camminamenti, punti di avvistamento ripuliti, riattivati, lungo la prima linea di allora su uno dei fronti più duri (ma ce ne furono di non duri?), dal Monte Tomba a Cima Grappa, passando per il Monte Palon (1.302 metri). Ed è proprio di qui che ha preso avvio l’operazione voluta e diretta dal capogruppo ANA di Possagno (sezione Bassano del Grappa) Sebastiano Favero, nome ben noto, dentro e fuori dell’ANA, se non altro per la progettazione dell’asilo di Rossosch, in Russia. E con le penne nere di Possagno, da metà maggio a tutto settembre hanno lavorato alpini di Feltre, col prezioso supporto del Reparto salmerie della sezione di Vittorio Veneto appositamente condotto, da Cappella Maggiore, dal responsabile Giovanni Salvador. Penne nere e muli fianco a fianco, dunque, come un tempo, come la storia e la letteratura ci hanno insegnato. ‘Operazione memoria storica’: l’hanno chiamata così, semplicemente, gli alpini impegnati in questo primo tratto dell’itinerario. Sì è lavorato, dunque e si continuerà la primavera e l’estate del prossimo anno per concludere questa fase a 1.300 metri di altitudine, con un dislivello di 150 metri per una lunghezza di 300 metri. Recupero di trincee, gallerie e appostamenti trovati nel più completo abbandono: la prima linea dei soldati italiani che distava poche decine di metri da quella degli austro ungarici, in territorio trevigiano e feltrino. Sebastiano Favero illustra l’operazione, premettendo: ‘Ci interessa la memoria storica di questi luoghi perché le giovani generazioni ricordino quel che i loro nonni e bisnonni hanno fatto. Stiamo creando questo itinerario che si potrà percorrere al massimo in un’ora. Poi penseremo al resto: questo è solo il punto d’avvio di un percorso logico che, partendo dal Monte Tomba, arriverà a Cimagrappa. Ne verrà fuori una sorta di circuito storico turistico che coinvolgerà tutto il massiccio del Grappa; perché già sul versante occidentale, cioè quello vicentino che guarda la Valsugana, sta operando l’associazione Musei all’aperto con la collaborazione di
    gruppi ANA di Romano d’Ezzelino’. In questo progetto rientra, quando la prima fase dell’operazione (quella di Monte Palon) sarà conclusa, un significativo gemellaggio con l’Ordine della Croce Nera della Stiria, una associazione paramilitare che si adopera, tra l’altro, per il recupero dei cimiteri austro ungarici anche in
    territorio italiano e, più in generale, al comune ricordo delle vittime della Grande Guerra, compreso il fenomeno tristissimo degli internati civili. Non solo, ma ci sono altri tre elementi a motivare questa opera: il 75º anniversario della fondazione del gruppo di Possagno, il 40º della ricollocazione della croce votiva voluta dalle penne nere al Rifugio di Monte Palon e il ventennale della costruzione del rifugio stesso. Alle parole di Favero si aggiungono quelle del presidente della sezione di Bassano, Bortolo Busnardo: ‘Oltre a creare questo itinerario della memoria, che contiamo di ultimare nel volger di un decennio, un’altra nostra aspirazione è il recupero sul Grappa della ex base missilistica Nato, abbandonata da lungo tempo, per organizzarvi un museo della Grande Guerra, ad allargamento di quello, piccolo, già esistente non molto lontano, e di tipo naturalistico’. Per questo, oltre a quella delle penne nere feltrine, occorrerà anche la collaborazione dell’ANA di Treviso, di quella di Vicenza, e quindi delle Comunità montane del Brenta, del Grappa e del Feltrino. Ma torniamo ai lavori sul Monte Palon. A turni di venti volontari per volta (giovani, meno giovani, ed anche qualche vecio alla soglia degli 80 anni, come il padre del capogruppo di Possagno!), dalle 8 alle 18, con un breve intervallo per il pasto di mezzogiorno, si è proceduto alla pulizia dell’area, a lavori di ricostruzione di muretti, di messa in sicurezza di gallerie e ricoveri, di riattivazione di trincee e di collegamenti vari. Prezioso si è rivelato l’apporto di sette muli del Reparto salmerie di Vittorio Veneto, operativo per una settimana. Nell’opera di scavo sono emersi non pochi residuati bellici, non diversamente da quanto accadde in passato sull’Altopiano di Asiago, nella zona della Marmolada e dovunque si combattè. Piastrine di riconoscimento, picconi, badili, carriole, scarpe lacerate, pezzi di baionetta, cavi telefonici, scalette, gavette, perfino scatolette di carne ‘Cirio 1917’ (!), pallottole per moschetto ’91, sono oggetti destinati a quel grande museo ipotizzato da Busnardo. Come sempre, il lavoro delle penne nere è stato volontario e gratuito, ma per i materiali e gli attrezzi, per i cibi e le bevande, il gruppo di Possagno ha ricevuto contributi da aziende e da una banca locale. ‘Anche l’amministrazione comunale ci ha dato una mano sottolinea Favero e il gruppo stesso si è autofinanziato. Attrezzi per i lavori?L’unico a motore è stato un mini escavatore; poi, picconi, badili, mazze, leve, carriole, e quindi, come sempre, tanto… olio di gomito! Tutto, per rendere omaggio alla memoria di combattenti che, come ricorda la targa apposta presso il rifugio ( Caposaldo 1308 ), furono la 1118ª compagnia bersaglieri mitraglieri Fiat, e quindi l’8 e il 9 reggimento Alpini dell’80ª divisione, con nomi quali Aosta, Monte Antelao, Pieve di Cadore, Val Cismon, Monte Pelmo, Monte Suello, Monte Cervino, Cividale, e via elencando. Storia nostra, storia d’Italia, che non deve essere dimenticata.


    Giovanni Lugaresi