Lontani, con l'Italia nel cuore

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    L’incontro con le sezioni all’estero è un appuntamento particolarmente significativo. È il momento in cui i rappresentanti degli alpini che furono costretti a cercare altrove un luogo in cui lavorare e vivere sentono che l’Associazione li pensa, che sa dei loro sacrifici, del loro sentimento mai affievolito verso l’Italia. Alpini delle sezioni all’estero, così vengono chiamati questi nostri italiani per i quali l’Associazione si è tanto battuta, e a lungo, perché potessero sentirsi più vicini con il diritto di voto, finalmente quanto tardivamente concesso. Sono sempre meno numerosi, per l’inesorabile legge del tempo, ma vorrebbero essere ancora in tanti, potendo chiamare alpini anche i figli degli emigrati, i nipoti e quanti condividono anche se lontani, l’amore per l’Italia e non si dimenticano di essere alpini. Perché, come ha detto il delegato per le sezioni all’estero Vittorio Brunello, “l’alpinità è una malattia, ma è una malattia che colpisce portatori sani e fa star bene”.

    “ Qui a Trieste – ha detto il sindaco Roberto Dipiazza – il concetto di Patria e il legame con l’Italia è particolarmente sentito…. Le migliaia di bandiere che vi hanno accolto in questi giorni sono per noi la migliore testimonianza che il messaggio del quale siete portatori è stato accolto da tutti i triestini”. E ha concluso: “ In un momento in cui si abbattono le barriere e si cancellano i confini, voi vi confermate a pieno titolo dei precursori di un progetto nato per unire gli uomini. Amici e fratelli in Patria, come amici e fratelli nelle seconde Patrie”. All’incontro, come da tradizione, erano presenti delegazioni delle associazioni che fanno parte della Federazione internazionale dei soldati di montagna (IFMS) con l’attuale segretario generale Hans Peter Walcher, svizzero.

    Presente, ormai è una tradizione, anche una rappresentanza di Gebirgsjäger del comando della decima divisione di Monaco di Baviera. Il capitano che li guidava ha portato il saluto del maggior generale Grebner, ringraziato gli alpini per l’ospitalità e s’è detto o­norato di poter partecipare all’Adunata. Ha concluso con un applaudito “viva gli alpini, viva l’Italia”. Giovanni Franza, che per 22 anni è stato il delegato per le sezioni all’estero e che lasciava proprio a Trieste il suo incarico, ha preferito mettere per iscritto il suo saluto, perché era sicuro che la commozione gli avrebbe impedito di parlare e lo ha affidato a Beppe Parazzini, che ha letto quel breve resoconto (ma sarebbe stato incompleto anche se fosse stato molto lungo) del quarto di secolo di visite in tutti i paesi in cui c’è una sezione o un gruppo alpini, una sintesi di ciò che gli alpini all’estero sono, di ciò che danno a coloro che vengono dall’Italia, perché non c’è presidente, o delegato, o consigliere nazionale che non torni da una visita senza sentirsi arricchito moralmente e spronato ad andare avanti.

    La storia di questi alpini della seconda naja – come li ha ritratti Franza – è quella di uomini splendidi con a fianco donne coraggiose con le quali hanno diviso gioie e amarezze, alpini che hanno versato tanto “sudore e talvolta sangue per le strade canadesi, per costruire i grattacieli di New York, nelle officine e ferriere tedesche, nelle miniere del Belgio, nelle cave australiane, nei cantieri in Sudafrica e in Argentina… Vi ho visti con qualche lacrima di commozione al mio arrivo, con un groppo in gola alle mie partenze. Nell’ultimo abbraccio, quasi un’invocazione: salutami l’Italia e gli alpini! Ora siete cittadini esemplari di altre patrie e vi ammiriamo. Siete stati per me maestri di vita”. Un affetto ricambiato da tanti presidenti o delegati che hanno poi preso brevemente la parola: per portare un saluto, per ringraziare Franza e il presidente e Brunello (una delegazione guidata da Parazzini era stata da poche settimane in Sudamerica) e per dire dei problemi, comuni a tutte le sezioni: considerare che gli alpini all’estero vivono in un contesto diverso da quelli in Italia, e che se si vuole che abbiano un futuro occorre cambiare qualcosa.