Lettera aperta del presidente Corrado Perona sul viaggio in Russia dell'on. Piero Fassino

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    Questa è la lettera aperta che il nostro presidente nazionale Corrado Perona ha inviato al segretario ds, on. Piero Fassino in occasione del suo annunciato viaggio in Russia per rendere omaggio agli intellettuali italiani vittime di Stalin nel Gulag di Levashovo. Rendere omaggio alle vittime di una spietata dittatura è sempre nobile, lo sarebbe ancor più se, in questa circostanza, l’omaggio venisse esteso alle decine di migliaia di militari italiani, Caduti con onore nella tragica Campagna di Russia. Questo il testo della lettera, inviata anche alle agenzie e ai giornali.

    Egregio On. Fassino,

    ho appreso dai giornali della Sua intenzione di rendere omaggio a quei circa mille italiani che morirono nei gulag di quell’ Unione Sovietica nella quale si erano rifugiati per sfuggire al regime fascista oppure spinti dal sogno di trovare condizioni di vita ideali e che furono, poi, cancellati dalla cronaca italiana per ragioni prettamente ideologiche, per evitare, cioè, di rivelare gli orrori del regime sovietico e la connivenza (in qualche caso anche la diretta complicità) di alcuni importanti dirigenti politici italiani.

    Debbo dirLe che la Sua intenzione di visitare il gulag di Levashovo, luogo tristemente noto per le fucilazioni di massa, è certamente meritoria ma, per fare i conti con la storia, come Lei ha dichiarato, credo occorra un gesto più completo.

    Il territorio dell’ex Unione Sovietica è costellato di località il cui nome suscita ancora brividi a gran parte degli italiani: Tambov, Oranki, Susdal, Kronovoje solo per citarne alcuni.

    Sono i nomi dei campi di prigionia nei quali quasi il 90 dei militari italiani, caduti prigionieri nel corso della Campagna di Russia del 1942/43, venne semplicemente sterminato o lasciato morire tra le più atroci sofferenze.

    Anche per questi soldati, al pari che per i fuoriusciti, vi fu la beffa della congiura del silenzio. Vi erano verità che non potevano essere raccontate e responsabilità di importanti dirigenti politici italiani che, sebbene acclarate dalla sentenza del famoso ‘processo D’Onofrio’ (dove furono i reduci ad essere messi alla sbarra e addirittura vilipesi!) sono state cancellate dalla memoria collettiva di questo Paese.

    Ecco perché, On. Fassino, gli Alpini Le chiedono di fare un gesto risolutivo anche nei confronti di quei 50.000 italiani circa che non poterono tornare da quei lager. Uomini la cui unica colpa fu di aver adempiuto al loro dovere di soldati e di italiani.

    Un Suo gesto in tal senso, On. Fassino, contribuirebbe certo a restituire a quelle decine di migliaia di italiani la dignità di uomini e di soldati che per troppi anni è stata loro negata.

    Se, poi, sulla via del ritorno, le rimanesse un po’ di tempo mi permetto di consigliarLe una visita alla città di Rossosh. Potrà vedere cosa hanno costruito gli Alpini nel ricordo dei tanti morti dell’una e dell’altra parte di quella tragica campagna: là dove un tempo sorgeva il comando del Corpo d’Armata Alpino oggi vi è un asilo (Asilo Sorriso), vero monumento vivente alla fratellanza e amicizia dei nostri popoli.

    Il Presidente Nazionale
    Corrado Perona