L’editoriale di giugno

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    Mi complimento con chi ha scritto l’editoriale “Opinioni non anonime”. Davvero stupendo. È da farne un manifesto da mettere in tutte le nostre sedi e da diffondere anche sulla stampa locale e nazionale.

    Sono princìpi che devono essere rivitalizzati e inculcati nella popolazione e nei giovani specialmente.

    Innocenzo Fontana Gruppo di Montecchio Emilia, Sezione Reggio Emilia

    Se questo scritto venisse nelle mani di qualche responsabile, capirebbero che questo anno non è perso, ma è scuola di vita: dove non c’è la mamma per lavarti la camicia, ecc. ecc. Nel 1960/1961 ero a Silandro, 5º artiglieria. Anch’io non sono per la guerra ma per aiutare chi ne ha bisogno.

    Pierluigi Bosatta

    L’editoriale del numero di giugno mi ha messo nella condizione di riflettere un po’ la storia della mia vita. Subito dal primo impatto è stato quello di scrivervi e congratularmi con l’alpino anonimo, poi ho pensato che tale scritto poteva essere un manifesto da stampare in grande e darlo alle nostre sedi alpine, ma poi ho pensato che già il nostro giornale è di grande tiratura e molti hanno l’opportunità di capire il nostro pensare! E allora dobbiamo sentirci parte di questa società che mostra tanti lati difficile e tanti valori messi in soffitta, quindi vediamo questo scritto come un dono e troviamo il modo per donarlo al mondo esterno della grande famiglia degli alpini. Sono certo che avrete compreso cosa intendo dire.

    Renato Marcigot Gruppo Udine sud, Sezione Udine

    Desidero complimentarmi con l’alpino anonimo che ha scritto l’editoriale del numero di giugno. Ho prestato servizio negli anni 1967/1968 come sottotenente medico nel 3º da montagna, gruppo Udine, allora con sede a Tolmezzo. Sono iscritto, da sempre, alla Sezione Carnica, servizio di Protezione Civile. Condivido lo scritto e mi sono quasi commosso, soprattutto nell’introduzione anti violenza ed anti-armi. Amo gli alpini e mi sento sempre addolorato al pensiero di tanti alpini morti. Penso al Corpo degli alpini come a un Corpo di pace, forse paradossalmente, e vorrei che le parole dell’alpino anonimo fossero condivise dagli alpini in armi e non.

    Alberto Calligaris, Sezione Carnica

    Caro alpino anonimo, il tuo scritto mi ha talmente colpito nell’anima che non posso fare a meno di dirti che vorrei abbracciarti. Anch’io ho fatto l’alpino nel 1953 e quando vado alle commemorazioni soffro perché nonostante sia alpino non ho fatto nient’altro, se non un semplice servizio militare. Il tuo scritto deve insegnare e dovrebbe circolare nelle strade in modo da essere letto da tutti. Sei stato molto bravo a scrivere. Anche se non ti conosco ti abbraccio.

    Mario Stoppazzoni, Vidiciatico di Lizzano in Belvedere (Bologna)

    Pubblico queste lettere, essenziali ed efficaci, per sottolineare il consenso con cui è stato accolto l’editoriale di Anonimo, pubblicato sul numero di giugno. Più ancora di quelli che hanno scritto, sono comunque tantissimi gli alpini che hanno espresso a voce apprezzamento e condivisione. C’è anche chi ha pubblicato sulla bacheca del proprio Gruppo la riflessione proposta. Solo un lettore ci ha scritto dicendo che non dobbiamo pubblicare lettere anonime. Ebbene vorrei rassicurarlo. Quando pubblichiamo qualcosa, sappiamo bene chi ne è il responsabile. In questo caso, mi sento autorizzato a violare l’anonimato, per dare il merito all’estensore del pezzo, ossia il sergente Massimo Spadetto di Vallorba (Treviso), gruppo artiglieria da montagna Belluno, caserma Bertolotti, scaglione 6º/87. A lui il nostro grazie e i complimenti sinceri da parte di tutti gli alpini.