Le differenze tra Nord e Sud

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    Sono un leghista ma anche un alpino iscritto all’ANA, gruppo di Cameri, sezione di Novara. Alcuni anni or sono ebbi la fortuna di scambiare una serie di opinioni con il presidente Caprioli, persona veramente splendida. Non voglio tediare con argomenti come la differenza tra concetto di Patria e quello di Stato, sulle tante ombre del Risorgimento (sicuramente i nostri avi desideravano liberarsi del giogo straniero; che poi volessero davvero unificare tutta l’Italia e i diversissimi popoli che la abitano è un altro paio di maniche). Che dire delle diversissime differenze culturali etniche e di senso civico tra nord e sud?Negarle sarebbe veramente ipocrisia. Sull’uso del cappello alpino durante incontri politici l’ANA è chiara sull’argomento, ed essendo apartitica, giustamente vieta questo comportamento ai suoi iscritti.

    Renato Martinello

    La conclusione della tua lettera ci mette d’accordo, come alpini. Sull’interpretazione storica lo siamo un po’ meno, anche se riconosco l’onestà del tuo ragionamento. Nord e sud sono diversi?Certo. Meglio fare più Italie?La risposta potrebbe essere liquidata con una battuta: viva la differenza. L’eredità storica che ci portiamo dietro, con tante città un tempo capitali di Stato, cito la mia Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze Roma, Napoli, Palermo, per non parlare di Ferrara, Mantova, Parma e via dicendo, da un lato è una ricchezza unica al mondo, dall’altro non agevola il radicamento di un’identità consolidata di Stato unitario. È passato poco tempo dall’unità d’Italia e non sempre i governanti hanno lavorato per fare gli italiani . Ammesso poi che sia possibile governarli. Oggi sugli edifici pubblici sventolano tre bandiere: quella tricolore, per noi veneti quella con il Leone di San Marco e infine quella dell’Unità Europea. Mi vanno bene. Ci sono i mille anni della Repubblica Veneta, i 150 dell’Italia unita e i 50 dell’Europa. È quella la strada della storia. Anche l’acqua del Po fluisce in modo incontrovertibile verso il mare.

    Pubblicato sul numero di aprile 2010 de L’Alpino.