L’Adunata degli alpini

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    Rientrato a casa, il giorno dopo metabolizzi tutto quello che hai vissuto nei tre giorni dell’Adunata degli alpini. I due anni di assenza forzata causa emergenza Covid è sparito subito dopo la partenza da casa quando fai una sosta negli autogrill presi d’assalto. Le panchine e zolle di erba diventano improvvise tavolate con pane formaggi, affettati e bibite, apparecchiate da alpini scesi da bus/camper/auto, il tutto sotto lo sguardo meravigliato e divertito degli ignari turisti di passaggio che si portano una foto ricordo nel cellulare. Appena oltrepassato il cartello benvenuti alpini lo sguardo segue l’imbandieramento che avvolge la città di Rimini e i tanti striscioni a testimoniare la presenza dei gruppi e sezioni sia “accampati” che appesi ai balconi degli alberghi/case. A passeggio una signora quasi ti butta le braccia al collo esclamando ad alta voce “ma quanto siete belli da vicino invece che in televisione”, poi incominci a sentire nelle orecchie tutti i dialetti, dal Piemonte, al Brennero, dal Veneto, alla Sicilia, alla Sardegna e via che scatta il “sano sfottò” che contraddistingue ognuno di noi per la specialità che rappresenta il fregio sul cappello alpino e la regione di provenienza. Gli immancabili ricordi, gli abbracci dei colleghi e amici che rivedi dopo tanto tempo non ha prezzo. Che dire, speriamo che le nostre immagini tv vengano trasmesse in tutto il mondo per dimostrare l’allegria, la fratellanza, la pace che trasmette il nostro cappello con la penna.

    Gaetano Giugliano, Gruppo Envie, Sezione di Saluzzo

    Caro Gaetano, ho voluto scegliere questo tuo scritto tra i tanti pervenuti, perché c’è dentro l’animo con cui un alpino va e torna dall’Adunata. Tanti scrivono per lamentarsi sui bagni, il trasporto pubblico, la sfilata, il servizio di ordine pubblico… È ovvio che a fronte di una fiumana di persone che entrano in una città qualche problema emerge. Il bello della tua lettera è la capacità di vedere il bicchiere mezzo pieno. Dove il positivo è dato dal clima di gioia e dalla bellezza dello stare insieme, nella diversità delle nostre provenienze.