La storia non si rimuove

    0
    91

    Nel numero de L’Alpino di aprile, nel presentare l’Adunata si menzionavano anche gli alpini d’oro della Sezione Bolognese Romagnola. La lettura dei profili e delle motivazioni delle figure descritte e medagliate mi hanno sinceramente fatto trasalire. Premetto che tutte le morti debbano essere rispettate ma credo che dobbiamo avere anche la forza ed il coraggio di dire esplicitamente con chi stavano e credo ci sia da essere chiari e distinguere tra chi è morto lottando per la libertà e la democrazia e chi è morto durante una guerra di invasione e di conquista con una ideologia che rinnega, di fatto, lo stesso concetto di libertà. Dobbiamo avere la lucidità di fare una seria, magari difficile, operazione di analisi storica e saper discernere tra coloro che appunto sono morti uccisi dall’oppressore mentre lottavano per la libertà e coloro che sono morti in una guerra di conquista sul fronte africano. Vedere affiancati nella stessa pagina e ricordati come “eroi” personaggi come Pasi, Jacchia, Palmieri morti come vittime della violenza nazista mentre lottavano per la conquista della libertà, anche nostra di cui ora beneficiamo, con Italo Balbo, gerarca fascista, morto sul fronte africano in una guerra di conquista mi ha fatto trasalire. Questo senza nulla togliere al rispetto dei Caduti ma credo dobbiamo avere il coraggio di distinguere tra chi stava da una parte e chi stava dall’altra. Non basta essere stati alpini per avere un encomio o essere messi nel panteon delle figure da rispettare e alle quali fare riferimento. Non so se sono troppo duro e questa posizione possa sollevare quella polvere che il tempo ha depositato sulla nostra storia ma sinceramente io non mi riconosco per nulla nella motivazione che hanno suffragato la medaglia al valore ad Italo Balbo anzi più le leggo e più mi fanno rabbrividire e per me non basta che sia stato un alpino. Gradirei sapere dalla tua profonda sensibilità se questa indignazione è solo mia o condivisa.

    Giorgio Vivori, Gruppo di Arco, Sezione di Trento

    Caro Giorgio, perfino papa Francesco ha parlato della cattiva tendenza a cancellare la memoria. Se un uomo è stato un eroe, questo è a prescindere dal fatto che fosse fascista o che partecipasse ad una guerra di aggressione, in cui altri lo avevano infilato. Certamente il linguaggio con cui si esprime il valore di una medaglia risente del tempo in cui ciò è accaduto. Ma non portiamo tutto al presente. La storia si guarda e la si interpreta, ma non la si rimuove, perché se si adottasse questo criterio, finiremmo per cancellarla con una serie continua di revisioni critiche, dove tutto il passato verrebbe sacrificato alle logiche del presente.