LA SPEZIA – L’eroe del Monte Nero

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    Nel centenario della nascita è stato inaugurato a La Spezia, all’interno dello stadio comunale, un cippo dedicato ad Alberto Picco, eroe del Monte Nero e primo capitano dello Spezia calcio. Morto ad appena 20 anni, in 23 giorni di guerra si guadagnò due Medaglie di Bronzo ed una d’Argento.

     

    Alla cerimonia erano presenti – oltre al vessillo sezionale scortato dal presidente Alfredo Ponticelli e a numerosi gagliardetti – il prefetto Giuseppe Forlani, il commissario straordinario della provincia Marino Fiasella, il sindaco di La Spezia Massimo Federici, il vescovo Luigi Ernesto Palletti, il capo di Stato Maggiore della Marina capitano di vascello Michele Cassotta, rappresentanze di Associazioni d’Arma, il comitato “Cent’anni di Picco” al completo, rappresentanti dello Spezia Calcio, numerosi alpini e cittadini.

    Dopo le allocuzioni di rito, il momento più intenso ed emozionante della giornata: lo scoprimento del cippo, con la benedizione impartita dal vescovo, accompagnata dal coro Monte Sillara. Sopra il monumento la riproduzione della maglia n. 9, allora indossata dal giovane calciatore Alberto Picco. Due alpini in servizio hanno poi deposto una corona di alloro: è seguito il “silenzio” suonato da un altro alpino in armi. Al termine rinfresco offerto dal comitato “Cent’anni di Picco” composto da alpini e tifosi dello Spezia Calcio, a suo tempo costituito per coordinare le numerose manifestazioni previste per il centenario della morte di Picco. L’evento conclusivo è previsto per luglio 2015 e culminerà con la sfilata di domenica 14 luglio.


    «O luna, o luna, ma come splendevi / il bruno suo capo ad illuminar! / O luna, o luna, tu me lo dicevi / il tenente Picco, non può ritornar!». Come antichi bardi che narrano epiche gesta, i suoi commilitoni dedicarono al tenente Alberto Picco alcune belle cante alpine, come quella di Nöel Quintavalle, che raccontano della grande carica emotiva, dello slancio e dello sprezzo del pericolo dell’eroe del Monte Nero.

    Un carattere che lo sport aveva concorso a rafforzare. Era aitante nella persona, valente calciatore dello Spezia Calcio, ma anche nuotatore, canottiere, ginnasta: un vero uomo di sport che incarnava perfettamente il suo tempo, in cui grandi cambiamenti nella politica, nella tecnologia e nelle arti d’inizio Novecento avevano introdotto il dinamismo come espressione vitale. Nel 1914, a vent’anni (era nato a La Spezia il 14 luglio 1894), decise di voler essere alpino e si iscrisse al Corso allievi ufficiali di complemento del 5° reggimento.

    Nominato sottotenente nel novembre dello stesso anno raggiunse a Maniago la 32ª Compagnia del battaglione Exilles e poco dopo passò all’84ª. La guerra era alle porte. Il 25 maggio fu uno dei primi a varcare l’Isonzo e il giorno seguente era all’assalto sul monte Kozljak. Dopo due soli giorni i superiori lo proposero per una Medaglia al Valor Militare. Pochi giorni dopo, il 4 giugno, un’altra azione, questa volta a difesa delle posizioni alle pendici del Kozljak, e la proposta per un’altra Medaglia d’argento, a premiare il suo eroismo.

    Giunse il ventitreesimo giorno di guerra. Il 15 giugno 1915 il sottotenente Picco, al comando di un gruppo di arditi dell’Exilles, partì all’attacco sul Monte Nero precedendo il 1° e il 2° plotone del 84ª Compagnia. Beniamino Ferrero che era con Picco durante l’azione, ricorda: “Volontariamente si presentò a comandare gli esploratori, ben conoscendo il rischio a cui s’esponeva. Fu sempre il primo a gettarsi nelle trincee nemiche. Rimase ferito una prima volta ad un piede; invece di fermarsi a curarsi, continuò nell’azione, incurante della sua vita, incitandoci, finché venne colpito al ventre mortalmente”.

    Chiese che si chiamasse il capitano Albarello e lo abbracciò, proferendo le ultime parole: “Viva l’Italia e avanti Savoia! Muoio contento di aver servito bene il mio Paese”. Grazie a quell’azione il Monte Nero fu espugnato. Il capitando Vincenzo Albarello propose il ten. Picco per la Medaglia d’Oro al Valor Militare.