La SMALP?Uno dei periodi più belli della vita

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    Il periodo alla Scuola militare alpina di Aosta?È stato uno dei più belli della mia vita! Prima come allievo del 96º corso AUC e poi da istruttore: 18 mesi all’aria aperta, l’unico quattromila’ scalato nella mia vita. È stata una vita straordinaria . Paolo Zegna, 53 anni, laurea in scienze economiche e sociali a Ginevra, presidente del Gruppo Zegna, vice presidente della Confindustria, ricorda così il suo periodo di servizio militare. È iscritto al Gruppo ANA di Trivero, dove ha sede il lanificio.

    Del servizio militare negli alpini, più che relegato nell’album dei ricordi ne ha fatto uno stile di vita. Del resto, non è stato difficile, perché fa parte dello spirito di famiglia: il sacrificio, il lavoro e la ricerca del meglio, il rispetto per gli altri, il senso del valore della professionalità, il rapporto con i collaboratori e, non certo ultimo, l’amore per la natura, in special modo per la montagna. La sua è una storia che inizia da lontano e che potrebbe cominciare così C’era una volta un orologiaio, classe 1859, che lasciò il suo lavoro per intraprenderne un altro: acquistò tre telai e aprì un lanificio. Si chiamava Angelo Zegna.

    Sarà il suo figlio minore, Ermenegildo, entrato nella gestione dell’azienda con il fratello Mario nel 1910, a incentrare l’attività sulla ricerca e l’innovazione dei materiali, puntando al mercato internazionale. Il suo segreto?Uno spirito imprenditoriale illuminato che orientò tutto il suo lavoro nella produzione di tessuti di alta qualità, creati con materie prime selezionate provenienti da Paesi di tutto il mondo. È stato il successo di allora, è il fattore vincente anche oggi perché questa visione industriale è stata trasmessa all’attuale quarta generazione.

    La lana viene dall’Australia, il cachemire dalla Mongolia, l’alpaca e la vicuña dal Perù, la seta dalla Cina dice Paolo Zegna tanto per fare degli esempi . E si comprende come non sia soltanto un scelta strategica di mercato ma soprattutto una profonda predilezione per le fibre naturali d’eccellenza. Del resto, lo sguardo alla natura e all’ambiente, la cura della montagna è tradizione del casato. Il nonno Ermenegildo fece costruire negli Anni Trenta una strada che prenderà il nome di Panoramica Zegna fra Trivero e la Valle Cervo, nella parte orientale delle Alpi Biellesi, per vitalizzare il territorio e incentivarne la crescita economica.

    Nel 1993 nascerà l’Oasi Zegna, cento chilometri quadrati di territorio che sarà ripopolato con mezzo milione di conifere, rododendri e tante specie di fiori adatti all’ambiente alpino, sentieri. Seicento anni fa queste montagne erano un ambiente impervio e ostile. Vi si rifugiò frà Dolcino con la sua Margherita che, inseguiti dall’esercito degli inquisitori e catturati, furono messi al rogo. Il cippo li ricorda alle pendici del monte Rubello (l’antico monte dei ribelli ), nel territorio di Trivero. Ma è storia del passato, quasi un’attrazione turistica.

    Oggi, la Ermenegildo Zegna è un impero che fabbrica tessuti, abiti per uomo e donna, accessori vari di alta qualità, distribuiti su sessanta mercati mondiali, settemila addetti, oltre 500 negozi e un fatturato che sfiora i 900 milioni di euro. Abbiamo incontrato Paolo Zegna nella sede milanese del Gruppo, in via Tortona, un edificio dove i cristalli sfumati ripropongono nel colore l’ambiente incantato della montagna. Una segretaria perfetta nella sua cortesia ci ha guidato fino all’ufficio di Paolo, che ha rotto l’ufficialità mostrandosi subito cordiale e disponibile.

    Parliamo di amici comuni Edoardo Gaja Genessa, presidente della Sezione di Biella della cravatta realizzata per gli allievi della SMALP. Com’è finito a fare il servizio militare ad Aosta? Lasciare gli impegni, ma anche gli agi d’una famiglia nota in mezzo mondo per il servizio militare non era poi una prospettiva molto allettante Mio padre, a ragione, si impuntò, e allora l’ho fatto nel miglior modo possibile . Tanto da restare alla scuola, come istruttore, una volta finito il 96º corso allievi. Frequenta ancora i suoi compagni di allora? Purtroppo no risponde con spontaneo rammarico . E continua: È stato un periodo straordinario Quindici mesi all’aria aperta, confrontarsi e vivere con tanti ragazzi, del nord, del sud, di diversa estrazione sociale.

    Una vita di disciplina, ma anche di rispetto, solidarietà, divertimento. Un’esperienza fantastica che ha lasciato il segno, grazie anche ai capitani Reato e come si chiamava ? . Si alza dalla poltrona e va avanti e indietro fra la scrivania e la vetrata, stupito e dispiaciuto insieme. Non mi viene in mente, non mi viene . Gli tornerà presto alla memoria e lascierà un messaggio sul cellulare del vostro cronista: Il capitano si chiamava Biagio Abrate! . (Ottorino Reato diverrà un mito con il suo numero classico di sei AUC mona, uno dei quali funge da comandante e gli altri sono suoi diretti complici di malefatte . L’allora capitano Biagio Abrate è attualmente generale di Corpo d’Armata e capo di Gabinetto del ministro della Difesa).

    Quanto spazio ha la montagna nella sua vita di manager? Ci vado appena posso, non quanto vorrei. In Svizzera, nell’Engadina. Ma quando c’è neve vado a Bielmonte (nell’oasi Zegna, n.d.r.) sopra Trivero: è il posto più bello del mondo , dice illuminandosi. L’anno prossimo celebrate il centenario. Cos’è rimasto dello spirito del suo bisnonno? Pur continuando a rinnovare, rimaniamo rispettosi della tradizione, e tradizione vuol dire qualità. Un binomio che per noi è una forma mentis . Secondo suo zio Angelo, il padre di suo cugino Gildo, amministratore delegato del Gruppo, se l’impresa cade al passare delle generazioni la colpa maggiore è dei genitori che non si fanno carico di dare un messaggio ai figli

    Tra fratelli e cugini siamo in quattro nell’azienda . Le regole per lavorare insieme? L’esempio, la disciplina, il tratto con i collaboratori . Anche in tempi di crisi quale questo che stiamo attraversando? La crisi la sentiamo tutti: speriamo solo che non sia troppo lunga. Per intanto pensiamo che si debba tener duro, sapere sempre dove andare, risparmiare le risorse. E anche avere solidarietà: noi vorremmo avere ancora con noi la nostra manodopera quando il mercato riprenderà . Questo vale solo per Zegna o anche per la Confindustria? Questi sono gli impegni di famiglia che abbiamo assunto. Per la Confindustria significa guardare oltre, a tutte le aziende, specialmente le medio piccole, al mercato nazionale e internazionale .

    È un panorama complesso quello che descrive, nel quale le parole solidarietà e professionalità risuonano più volte. La notizia del devastante terremoto in Abruzzo a Paolo Zegna era giunta a Mosca, dove si trovava con una delegazione economico industriale nella sua qualità di vice presidente della Confindustria con delega agli Affari internazionali, e subito ha impegnato il mondo degli industriali nella ricostruzione: La confindustria ha detto darà il suo sostegno a ogni tipo di iniziativa che si renderà utile e aderirà alla raccolta di fondi a favore della popolazione colpita dal terremoto .

    Una promessa perfettamente in linea con il suo stile di vita, acquisito in una famiglia la cui tradizione alpina è fatta di lavoro, impegno e solidarietà. È semplice, anche se non facile: lo sviluppo eco compatibile in armonia con la tutela dell’ambiente naturale da un lato, e nel contempo il mondo dell’economia e del commercio nel rispetto di quanti, a vario titolo lavorano, considerati non strumenti per produrre ma compagni di cordata. Non è soltanto utopia. (g.g.b.)