La rivendicata libertà

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    Caro don Bruno, leggo con disagio la lettera di Gabriele Gariglio (Biel) e la tua risposta. È giusto dispiacersi per la “divisione sociale”, male dei nostri tempi alimentato dalle piattaforme social. Ma al di là della doverosa stigmatizzazione della maleducazione imperante nei social, non è lecito mettere sullo stesso piano chi, potendo farlo, si vaccina, dimostrando responsabilità verso sé stesso, i suoi cari e la società, e chi invece per i più disparati e fantasiosi motivi, non lo fa recando un danno anche alla società. L’Ana che si è spesa in tutte le sue articolazioni territoriali per supportare con impegno e fatica la campagna vaccinale, presidiando ad esempio i centri vaccinali, non può permettersi di alimentare equivoci mettendo sullo stesso piano i vaccinati e i no vax.

    Gabriele Giovannini, Gruppo di Limito-Pioltello-Segrate, Sezione di Milano

    Quando rispondevo a Biel, avevo presente l’alpino che mi scriveva. Persona integra e laboriosa. Pensavo anche alle tante persone che hanno motivi oggettivi per non ricevere il vaccino. Poi è vero che negli ultimi tempi abbiamo scoperto che dentro questo mondo dei no vax e no green pass si nascondeva tanto altro che nulla aveva a vedere con l’uso di una libertà responsabile. Ideologie estremiste, infiltrazioni terroristiche, gruppi pronti a scendere in piazza e gettare acido sulle Forze dell’Ordine… E nel frattempo, grazie anche alla irresponsabilità di alcuni il quadro si è fatto di nuovo preoccupante per la sanità pubblica, ma anche per l’economia e la vita sociale in genere. Ovvio che siamo davanti a un bivio in cui chi non accetta di vaccinarsi dovrà accettare di pagare il prezzo di questa rivendicata libertà.