Caro direttore, nel quadro multietnico che si prospetta, mi permetto soffermarmi su un aspetto che mi preme, come cittadino e come alpino, e che deve far riflettere. La nostra è una società opulenta, in senso puramente materiale, che però paga pedaggio ed è caratterizzata sempre più da una crisi di valori; e mi spiego. La rincorsa quotidiana e frenetica all’acquisizione di bene e privilegi ha stravolto i rapporti umani e sociali impoverendoli con forti connotazioni egoistiche; ma non solo. A causa, infatti, di questa tendenza stiamo progressivamente perdendo la nostra identità come italiani – intesa come l’insieme di una cultura, tradizione e storia, nonché di condivisioni religiose – che rappresenta i valori millenari nella nostra civiltà. A fronte di questo lassismo di casa nostra, il paradosso è che una lezione di vita ci viene impartita dagli immigrati, che ormai convivono con noi. È gente per lo più povera, spesso disperata, con notevoli problemi legati all’occupazione, alla casa, all’inserimento sociale, ecc. Colpisce, e deve far riflettere, tuttavia, il legame forte di questa gente con la loro Patria e con le loro origini culturali e religiose; e in questo meritano rispetto. Il problema sarà invece quello di garantire, in futuro, una convivenza pacifica e una tolleranza reciproca tra etnie e culture diverse. Nel contempo credo che siamo in molti a provare un senso di sgomento e colpevole impotenza a fronte dello sgretolarsi, direi con progressione quotidiana, della nostra identità nazionale, che vanta nobili e antichissimi valori. La causa di tanta insipienza non dobbiamo attribuirla alla presenza sempre crescente di stranieri in Italia ma, piuttosto all’incapacità, alla pigrizia mentale e a un lassismo diffuso che fanno venir meno gli stimoli per salvaguardare il nostro patrimonio storico e culturale. Il prof. Cacciari ebbe a dire tempo fa che “saremmo dei barbari a cancellare le nostre tradizioni”. E qui entra in campo il ruolo che anche l’Ana può avere per un risveglio dell’orgoglio nazionale, contribuendo in modo più incisivo ad attivare, anche nel quotidiano, un’azione di recupero di un atteggiamento mentale e comportamentale che salvaguardi, senza reticenze e tentennamenti, il nostro passato, nonché le nostre abitudini, cultura e tradizioni. A noi alpini non può essere imputata certo la rassegnazione e la rinuncia a difendere valori e ideali che hanno reso grande la nostra Patria; un maggior impegno, peraltro, potrà servire e scuotere gli animi e la sensibilità di molti altri concittadini, affinché si risvegli quell’orgoglio di essere italiani, del quale dobbiamo essere fieri. Non è mai troppo tardi.
Alfonsino Ercole
Vice Presidente vicario Ana