La pasta degli alpini

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    Non è un semplice piatto di pastasciutta, perché quella abbondante mestolata di mezze penne è il simbolo della convivialità. Davanti alla pasta degli alpini ci si ritrova, si rivedono persone che non incroci da tempo, anche molto, ti siedi a parlare mentre affondi la forchetta con una certa velocità. Lo fai perché sai che non sarà mai sufficiente un solo piatto. A queste latitudini cresci con una precisa trinità di paste: quella della nonna che sa di infanzia, quella della mamma che sa di casa e quella degli alpini che sa di festa e lavoro. La pasta degli alpini è anche uno stato d’animo, per forza di cose gioioso e spensierato. La pasta degli alpini è una specie di legame tra le persone, perché quando infili le gambe sotto il tavolo non resta altro che assaporarla e provare a scambiare qualche parola con quello di fronte di cui probabilmente non sai nemmeno il nome. La pasta degli alpini ha questa magica capacità di mettere assieme, di creare gruppo, comunità e unione. La pasta degli alpini è quel signore che potrebbe essere tuo padre o tuo nonno che ti vede e: “Ehilà! Giovine! Questo piatto non si può sprecare, mangia che devi crescere!”. Non conta se tu abbia dieci, venti o trent’anni sempre giovane sei e non conta nemmeno che sia il primo o il quinto piatto che prendi, ma quella precisa porzione ha lo scopo di farti crescere, quindi il sacrificio ti tocca, volente o nolente. La pasta degli alpini è qualcosa che quando non c’è sai che un po’ ti manca, perché va oltre il concetto di riempirti lo stomaco. Alla pasta degli alpini non puoi dire di no, come fai? E non vale il giochino “ma io sono intollerante a questo, quello e quell’altro” perché te la scolano in bianco piuttosto, non ti mettono il formaggio ma un piatto deve finire nelle mani di tutti. La pasta degli alpini è un pasto che non conta se hai già pranzato, perché se sei lì ormai l’han buttata pure per te. La pasta degli alpini è un sugo che andrebbe usato più spesso per legare le varie tipologie di paste, chiamate persone. La pasta degli alpini è un bene della comunità che va preservato come tale, perché non tutto si ferma al piano materiale. La pasta degli alpini è un gusto preciso e identificato, non è simile a nient’altro. Ha una sua particolare formula chimica capace di inserirci un pizzico di magia in quello che dovrebbe essere una semplice porzione di cibo.

    Davide Bucchieri San Daniele del Friuli (Udine)

    Chi scrive questa lettera è un ragazzo, Davide, che ha partecipato ad una festa alpina con rancio a seguire. Nel “piatto” che questo ragazzo ci serve non c’è solo bravura letteraria, ma una metafora dell’autentica filosofia alpina, fatta propria con intelligenza e sensibilità straordinaria.