La migliore pastasciutta

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    Su L’Alpino di maggio la lettera intitolata “La pasta degli alpini”, mi ha fatto ritornare ad un giorno di gennaio 1960 durante il servizio militare presso il 21º Alpini da posizione a Brunico. La partenza iniziò alle tre del mattino, nello zaino affardellato un po’ di vino in borraccia, una pagnotta ed una cotoletta, itinerario Plan de Corones e poi Valdaora. Ancora non esisteva nessun mezzo di risalita, tanta neve, in cima ben due metri, misurata con l’antenna radio. Ore 11 in cima al Plan vino, pane e cotoletta tutto ghiacciato. Eseguita l’attività inclusa nel programma iniziò la discesa verso Valdaora. Arrivati finalmente al punto d’incontro verso le 15 e convinti di trovare la pasta fumante, la sorpresa fu quella di trovare la cucina da campo parzialmente rovesciata in una cunetta e il personale addetto attendeva il nostro arrivo, per aiutare a rimettere la cucina nelle condizioni di funzionare. Alle 16, la desideratissima pasta fumante dell’alpino poté soddisfare l’appetito del nostro gruppo. Ora dopo oltre 60 anni, racconto anche ai miei nipotini che quella fu la migliore pasta della mia vita.

    Franco Zamboni, Gruppo di Rosegaferro, Sezione di Verona

    Un pasto non è solo roba da chef, ma spazio di umanità. Non per nulla un certo Gesù lasciò con una cena il più grande messaggio di amore al mondo. Quel tuo pranzo non fu soltanto il “finalmente” di giovani affamati, ma l’epilogo di una fatica, spartita nella fraternità.