La memoria dell' Aosta : il museo sacrario

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    Museo delle Alpi e Museo degli Alpini: un connubio che ha preso vita contemporaneamente con i partner a distanza uniti dal corso della Dora Baltea: il primo entro le possenti mura del forte di Bard, arroccato allo sbocco della Valle d’Aosta, che un anno dopo la nascita degli alpini aveva ospitato la 9ª Compagnia; il secondo in quell’angolo della vecchia Augusta Pretoria dove, a stretto contatto con le ‘cesaree mura’, si respira ancora la vita alpina di un tempo che fu. Punto d’incontro eventuale per visite sempre meno frequenti, programmato spesso per riempire tempi morti, dimenticato dai molti che nella caserma Testafochi hanno vissuto e operato, il Sacrario del battaglione cittadino, senza privarsi di quella patina di nobiltà mai decaduta, da oggi presenta a vecchie e nuove generazioni il suo look più accattivante, frutto di una mirata serie di interventi che l’hanno trasformato, arricchito e messo in grado di coinvolgere un pubblico da avvicendare alla sempre più sparuta schiera dei ‘C’ero anch’io!’.

    La prima inaugurazione risale al lontano 18 maggio 1940, nell’immediata vigilia del secondo conflitto mondiale, quando, a seguito delle iniziative di vari comandanti, erano affluiti cimeli, immagini, scritti, ricordi di ogni genere, inviati da militari in servizio e in congedo, enti pubblici, famiglie di reduci e di Caduti delle campagne d’Africa e dei luoghi sacri all’epopea dell’Aosta nella prima guerra mondiale: Solarolo, Vodice, Pasubio, Grappa (una visita di Mussolini aveva fruttato ventimila lire). A merito dei comandanti del secondo dopoguerra va ascritta un’opera difficile e paziente di recupero e riordino del materiale disperso con lo sbando dell’8 settembre1943, mentre giungevano incoraggianti le testimonianze delle Campagne di Grecia e di Russia.

    Dell’ idea di andare oltre la pura e immediata curiosità destata dai singoli documenti disseminati per le varie salette e indirizzarla invece lungo un filo logico e coerente, parallelo allo svolgimento storico degli avvenimenti, si era fatto interprete il comandante del Centro Addestramento Alpino, gen. Oliviero Finocchio, che, per singolare coincidenza, ha tagliato il nastro inaugurale quando era ancora fresco di stampa il volume ‘La Memoria dell’Aosta’, di Gianfranco Ialongo, nel quale l’autore, già laureato con una tesi di storia sul Sacrario, rievocava le vicende del reparto, unitamente a quelle dei battaglioni Levanna, Cervino, Monte Rosa, Pallanza, ormai cancellati dagli organici militari. Senza perdere le sue qualità spirituali, il Sacrario si è trasformato in Museo.

    Non esiste un modello di museo buono per ogni occasione. Il suo allestimento è solitamente dettato da esigenze scenografiche che possano rispondere all’attesa sia del visitatore preparato sia del semplice curioso. Senza trascurare una collocazione accorta e consequenziale, il colonnello Guido Dupuis non ha mai lasciato in secondo piano il messaggio sottinteso, a scapito dell’emozione che si vuole destare specialmente fra quei molti che, per motivi generazionali, sono ignari o solo vagamente informati su cause e fatti di un periodo della nostra vita ormai consegnato alla storia.

    Il volume ‘La Memoria dell’Aosta’, della Casa Editrice ‘Singularis’, di Aosta, dopo l’anteprima di Asiago, in occasione della 79ª Adunata Nazionale ANA, è stato presentato nella caserma Testafochi di Aosta, in concomitanza con la riapertura del Sacrario Museo, durante un incontro organizzato dal Centro Addestramento Alpino, presenti per l’ANA l’allora vice presidente nazionale Giorgio Sonzogni, il generale Finocchio e l’avvocato Pino Crespi. Il colonnello Dupuis, delegato al ripristino del Sacrario, ha spiegato i criteri ai quali si è ispirato per portare a termine l’impresa.

    I gruppi che desiderano visitare il Museo devono prendere contatto con il Comando Militare Valle d’Aosta, ufficio Affari Territoriali e Presidiari Caserma Testafochi, Piazza della Repubblica 2 (tel. 0165 34427). (u.p.)