Per stare al passo con gli sviluppi tecnologici la Protezione Civile dell’ANA ha deciso di esplorare il percorso dei cosiddetti droni, chiamati anche “Aeromobili a Pilotaggio Remoto”. L’ANA ha recentemente siglato un accordo quadro con il Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi (DIBRIS) dell’Università degli Studi di Genova. L’ambizioso progetto permetterà di formare delle squadre di droni, pilotati dai volontari della Protezione Civile, che opereranno nella ricerca di persone disperse in zone boschive accidentate o in edifici lesionati, e nel monitoraggio territoriale in tempo reale, in caso di eventi critici e calamità naturali (alluvioni, terremoti, frane, valanghe, incendi).
Questi eventi rappresentano un problema di grande attualità e di rilevanza sociale, tenendo presente anche il rapporto costi-efficacia rispetto all’uso di altri sistemi più tradizionali, quali elicotteri, aerei, ecc. L’efficacia dell’uso di droni nella ricerca di dispersi in condizioni operative ottimali di meteo, luce, ostacoli e affollamento è stata dimostrata sperimentalmente negli ultimi anni in diversi progetti di ricerca finanziati a livello europeo e internazionale, ma non si è riusciti ancora a passare dalla fase pioneristica ad una validazione operativa.
Sono molti i quesiti da chiarire: quale tipologia di drone deve essere utilizzato a seconda dell’evento critico? Quali caratteristiche avioniche e di quali sensori deve essere dotato? In quali criticità può essere utilizzato e con quali compiti? Quali competenze deve avere e quali certificazioni deve possedere il volontario ANA per operare come pilota di droni o come operatore per riprese aeree? Quale e quanta dotazione strumentale deve portare con se, per quale missione e con quanta autonomia operativa? A quali distanze possono operare le squadre di droni a seconda delle criticità? Quali standard e quali procedure operative si dovranno seguire?
A queste e ad altre domande simili dovrà rispondere il progetto congiunto ANA-Università di Genova che avrà una durata triennale. Si partirà dalla definizione dei prototipi e dall’enunciazione delle procedure d’uso; seguirà la formazione dei volontari verso le professionalità necessarie (piloti/esploratori, operatori video, capi- squadra) ed infine la validazione operativa dei risultati raggiunti con la messa a regime all’interno della Protezione Civile. Un progetto così articolato sarà organizzato in sotto-progetti modulari coordinati tra loro e richiederà la partecipazione di soggetti istituzionali e privati.
Sono in via di definizione altri protocolli d’intesa e accordi di partenariato con enti territoriali e autorità per la definizione degli standard operativi, quale Enac; con i partner tecnologici per la progettazione e la costruzione dei droni e l’integrazione dei sensori, e con gli enti di formazione per la gestione dei corsi. È significativo evidenziare che in alcune nostre Sezioni ci sono già volontari che utilizzano i droni a scopo personale. Sarà grazie anche al loro crescente entusiasmo che raggiungeremo più speditamente gli obiettivi prefissati.
Giuseppe Bonaldi