L’ammainabandiera pensando a Pordenone

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    Gli ultimi a sfilare sono stati gli alpini del Servizio d’ordine nazionale e i 141 – un alpino in servizio e uno in congedo – delle bandiere che testimoniano gli anni trascorsi dalla istituzione del Corpo degli Alpini, avvenuta nel 1872.

    Poi, mentre migliaia di alpini e di piacentini lasciavano il percorso della sfilata durata quasi dodici ore, si è compiuto l’ultimo rito: quello dell’ammainabandiera. Si è riformato un corteo con in testa la fanfara della Taurinense, il Labaro con il presidente nazionale, il comandante delle Truppe Alpine, il consiglio direttivo nazionale, il sindaco di Piacenza Dosi e il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, con i rispettivi Gonfaloni.

    Stavano ormai calando le ombre della sera quando hanno raggiunto piazza Cavalli, dove venerdì mattina era avvenuta l’alzabandiera. Il sindaco Dosi ha manifestato la sua soddisfazione per l’ottima riuscita dell’Adunata ed ha avuto parole di ringraziamento per la “macchina comunale” che così bene aveva risposto. Il sindaco di Pordenone, passato “da una serena incoscienza a una altrettanto serena coscienza” di cosa sia un’adunata ha detto che aspetta tutti gli alpini a Pordenone, l’anno prossimo.

    Poi Bruno Plucani, presidente della sezione di Piacenza, toltosi il pesante zaino dell’organizzazione dell’Adunata, ha passato la “Stecca” a Giovanni Gasparet, che da un anno sta lavorando con il Comitato organizzatore per preparare l’adunata del 2014. Infine l’ammainabandiera, al suono e al canto dell’Inno di Mameli. Con un po’ di tristezza e l’arrivederci a Pordenone, a quando si rinnoverà questo rito alpino sempre uguale e sempre diverso che è l’Adunata, la gente ha abbandonato la piazza, le cui bandiere sventolavano per l’ultima volta al vento della sera.