Questo premio è stato istituito 34 anni fa perché si era capito quanto fosse importante, non solo per gli alpini ma per tutti in Italia, guardare alle montagne, a quel punto di riferimento che vuol dire prima di tutto impegno, sacrificio, disponibilità. Voglio perciò complimentarmi con il vincitore di quest’anno, unitamente alla sua famiglia; sono la sintesi indovinata di quello che la nostra Associazione vuole esprimere con questo premio: quel modo silenzioso ma vero di impegno, quel guardare alla montagna come una risorsa da amare e rispettare”.
Sono queste le parole del presidente nazionale Sebastiano Favero durante la cerimonia di consegna del Premio Fedeltà alla Montagna, assegnato quest’anno a Primo Stagnoli, alpino e allevatore di Bagolino, provincia di Brescia, sezione di Salò. Questo prestigioso riconoscimento viene attribuito ogni anno dalla nostra Associazione “all’alpino che abbia operato per la difesa, la valorizzazione e l’arricchimento dell’ambiente montano e della sua cultura, onde evitarne il depauperamento e contribuire al mantenimento, alla prosperità e al potenziamento degli insediamenti umani in montagna”. Non vi è dubbio che Primo Stagnoli l’abbia meritato, a sentire i tanti elogi, giunti da più parti nei due giorni della manifestazione.
Primo Stagnoli è nato a Bagolino 53 anni fa. La sua famiglia è “bagossa” per antonomasia e anche lui, come la maggior parte dei suoi compaesani, ha svolto il servizio militare nelle Truppe alpine, esattamente a Malles, nella Compagnia Comando. È figlio di Giuseppe, oggi ottantaduenne, anch’egli alpino a San Candido. Dal papà ha ricevuto la passione e il rispetto per la montagna e da lui ha imparato il lavoro come contadino, allevatore e produttore caseario. Anche il papà ha gestito una malga e Primo il mestiere lo ha appreso sin da bambino.
La montagna e le malghe sono sempre state il suo mondo. Ricorda di avere avuto solo due parentesi nella sua laboriosa vita: il periodo militare e il tempo di sposarsi con Maria, la sua compagna di vita e il suo braccio destro sul lavoro. Hanno messo al mondo due figli: Michele, 27 anni, diploma di ragioniere, e Roberto 19 anni, diploma all’alberghiero; ambedue hanno deciso di condividere con i genitori la vita e il lavoro del nonno e del papà. Non è stato facile: è una scelta però che rende onore a entrambi.
Primo è una persona seria, di poche parole, la maggior parte delle quali sono espresse nello stretto idioma locale, ed ha le idee chiare. Si impegna anche per la sua comunità ed attualmente ricopre la carica di presidente della Cooperativa Valle che riunisce i produttori di formaggio locali. Al paese, la famiglia Stagnoli conduce una stalla con una sessantina di bovini e un’ottantina di capre di proprietà; in proprio produce il caratteristico formaggio della Valle del Caffaro, il “Bagòss”. Da giugno a ottobre svolgono l’attività sull’alpeggio, alla piana del Bruffione, nella Malga Bruffione Basso, a 1.745 metri di quota, aggiungendo alle sue vacche altrettante che gli vengono affidate.
Da Malga Bruffione ha preso il via la due giorni alpina, organizzata dalle penne nere di Bagolino, guidate con ammirevole tempra alpina dal capogruppo Elia Bordiga e dalla sezione di Salò, con il presidente Romano Micoli in testa. Complice la splendida giornata di sole, sabato 19 luglio, più di 300 persone, si sono recate al Bruffione per un’escursione partita da Gaver, con sosta alla malga, dove Stagnoli ha preparato succulenti assaggi dei formaggi che produce. Quindi la Messa presso l’ex cimitero della prima guerra mondiale, a qualche centinaio di metri dalla malga, celebrata dal parroco di Bagolino, don Paolo Morbio. Dopo pranzo – preparato dagli alpini di Bagolino presso la malga di Bruffione di mezzo – il ritorno in paese. Nel teatro dell’oratorio si è tenuta la presentazione del premio e del premiato con la visione di filmati sull’attività di Primo e della sua famiglia, alternati ai saluti delle autorità e allietata dai canti del locale coro “Beorum”.
Domenica mattina il borgo montano dell’alta Valle Sabbia è stato pacificamente invaso dalle penne nere. Insieme ai rappresentanti di numerose sezioni ANA di tutto l’arco alpino, “dalla Valsesia alla Carnia”, per dirla con le parole del presidente Micoli, a Bagolino sono arrivati non solo il presidente nazionale Sebastiano Favero, ma anche i past president Corrado Perona e Beppe Parazzini. La cerimonia principale è avvenuta sul sagrato della parrocchiale, che a fatica è riuscito a contenere la folla. A solennizzare l’evento anche la presenza del Labaro dell’ANA, scortato dal Consiglio Direttivo Nazionale. Presenti anche diversi sindaci valsabbini e una quindicina di premiati delle edizioni precedenti. “Non è facile vivere di montagna – ha ricordato il sindaco di Bagolino Gianluca Dagani – se non si è temprati per questo lavoro. Se non si è sinceri, appassionati del proprio operare, la tentazione di lasciare il tutto verso più facili lidi di fondovalle è davvero forte.
Il premio oggi consegnato a Primo non solo è il riconoscimento di una vita vissuta in montagna, di una vita di attaccamento al territorio e alla propria azienda agricola, ma è anche la certificazione dell’importanza di una famiglia che ha in malga tre generazioni: la generazione di Primo con la moglie, quella del padre Giuseppe e della madre e quella dei figli Michele e Roberto.
La capacità di appassionare i giovani alle attività agricole in montagna non è da tutti, ma questo è davvero un valore aggiunto di Primo in grado di comunicare concetti profondità pur nelle sue rarissime parole”. E in merito all’attitudine degli alpini e la montagna, così si è espresso il primo cittadino: “Anche oggi, soprattutto nei nostri Comuni, ritengo di fondamentale attualità la “mentalità alpina” che intendo e che vedo ogni giorno come insegnamento alla volontà, allenamento al sacrificio e alla rinuncia, impegno nella formazione di caratteri saldi e seri, come educazione alla fortezza interiore per non farsi travolgere dalle difficoltà, il non cedere alla pigrizia, il mantenere fede alla parola data e al dovere. Gli alpini per questo sanno farsi volere bene, ovunque e da chiunque”.
Il presidente della sezione di Salò ha parlato delle persone che vivono in montagna, “questa nostra gente, simbolo delle nostre valli alpine, che sono in credito con il Paese, avendo in passato pagato con il più alto tasso di emigrazione in assoluto. Questa nostra gente che da sempre non vede interamente realizzate le tante promesse ufficiali che vengono loro fatte, che ancor oggi riscontra, in molti casi, il vanificarsi di anni di lavoro di fronte ad una burocrazia lontana che sta imponendo troppe regole, che non tengono nel dovuto conto le loro centenarie storie e tradizioni”.
Dopo la consegna del premio, la cerimonia si è conclusa con il passaggio di consegna della “radice”, il simbolo della fedeltà alla montagna, fra il premiato dello scorso anno, Osvaldo Carmellino di Riva Valdobbia, e il suo capogruppo con Stagnoli e il capogruppo di Bagolino Elia Bordiga.
Cesare Fumana