In migliaia al 2 Raduno della Tridentina

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    Erano migliaia, venuti da ogni parte d’Italia, per questo secondo raduno degli ex della brigata alpina Tridentina, sciolta dal nuovo modello di difesa e rinata sulla carta come comando di una divisione multinazionale di proiezione da costituire, se ce ne sarà bisogno, per interventi di mantenimento della pace. Migliaia si sono dati appuntamento il 28 e 29 aprile a Bressanone, la città che della Tridentina è stata la culla, per la quale sono passate decine di migliaia di alpini chiamati da quel servizio che era la leva e che sarebbe tanto utile ai giovani d’oggi, in questi tempi di disvalori.

    Cinquantun anni di storia dalla costituzione della nuova brigata, il 1º maggio 1951, al 31 dicembre del 2002 che affondano nella tradizione di quella divisione Tridentina che in Russia ebbe 11 mila e 800 Caduti e che al grido del gen. Reverberi Tridentina avanti! sfondò l’accerchiamento a Nikolajewka, aprendo la strada del ritorno in Patria a quello che restava dei reparti italiani in quella sciagurata campagna voluta dal regime.

    L’inizio ufficiale del raduno è avvenuto sabato mattina, con l’alzabandiera in piazza Duomo, seguito dall’apertura di una mostra e l’allestimento di una palestra di roccia in piazza Santo Spirito. Nel pomeriggio l’incontro con le autorità militari accolte dal sindaco Albert Purgstaller (alpino paracadutista) e dal vice sindaco Dario Stablum (alpino) in Municipio dove l’Ana era rappresentata dal vice presidente nazionale Alessandro Rossi. C’erano il generale di C.A. Armando Novelli, il vice comandante e comandante della divisione Tridentina gen. Alberto Primicerj, il gen. Girolamo Scozzaro, che fu l’ultimo comandante della brigata e il primo della nuova divisione, il presidente della Sezione di Bolzano Ferdinando Scafariello, tanti ufficiali e sottufficiali.

    E proprio a questi valori si è rifatto il sindaco Purgstaller, il quale ha parlato di un ritorno degli alpini , più che di un raduno. Se siete accolti molto bene ha detto il sindaco è perché la città vi vuol dire grazie per quello che avete fatto e per come l’avete fatto . Ed ha concluso invitando gli alpini a tornare a Bressanone. Gli ha fatto eco il vice sindaco Stablum, che ha ricordato il protocollo di collaborazione con l’amministrazione comunale, all’insegna della solidarietà e della fratellanza, firmato nel 1989 dall’allora comandante della brigata gen. Angelo Baraldo (che era presente in sala).

    Il vice sindaco ha parlato gratitudine nei riguardi degli alpini che hanno sempre saputo trovare elementi di unione all’interno della città, isolando tutto ciò che poteva dividere . Infine ha esortato a tener vivi i valori che sono rappresentati dal cappello ed ha concluso con un Tridentina avanti! Il generale Novelli, visibilmente compiaciuto, ha ringraziato sindaco e vice sindaco per la calorosa accoglienza, ha portato il saluto di tutti gli alpini, anche di quelli impegnati in missione di pace in terre difficili ed ha parlato della Tridentina, la cui vocazione era spiccatamente montanara anche per le incredibili caratteristiche di questo territorio particolarmente adatto all’addestramento in roccia e sulla neve.

    Ha salutato e ringraziato il nostro vice residente nazionale Alessandro Rossi, presente con il Labaro le cui medaglie rappresentano appieno ciò che sono stati gli alpini per questo nostro Paese. Ha infine ringraziato il gen. Scozzaro, che con il presidente della sezione Scafariello ha organizzato il raduno. Ricordando che Scozzaro fu l’ultimo comandante della brigata e il primo della divisione, abbiamo voluto ha concluso Novelli che il nome Tridentina, nella ristrutturazione dell’Esercito, rimanesse comunque nell’ambito del Comando delle Truppe alpine, come segno di rispetto per la storia che racchiude .

    Il vice presidente nazionale Rossi che ha portato il saluto del presidente Corrado Perona, in quei giorni a Rossosch, in Russia, ha parlato del raduno ricco di momenti di vita condivisi fra gente di razza montanara e del valore inestimabile d’una brigata in cui sono passate generazioni che si sono amalgamate fino a produrre una sintesi che ha certamente contribuito alla comprensione, al rispetto e, perché no?, all’ammirazione .

    Rossi ha poi ricordato un episodio di quando, ufficiale di complemento, era a Gemona nei giorni del dopo terremoto del 1976, al comando di 18 genieri alpini altoatesini di madrelingua tedesca e 12 alpini bresciani. Essendo in ritardo sulla tabella di marcia li pregò di accelerare il lavoro. I genieri lo presero come un ordine ha continuato Rossi e gli uni, di etnia tedesca, furono di esempio ai latini. Insieme, come un sol uomo, lavorarono come forsennati e fecero piangere i frati quando riconsegnarono una statua e una campana di quella che non era più una chiesa ma che era comunque la loro chiesa.

    E quei ragazzi devo ancora avere l’indirizzo di Franz, che faceva l’albergatore al suo paese restano nella mente e nel cuore come esaltante dimostrazione di questa nostra grande umanità che si traduce in grande civiltà . E ha concluso con un grazie signor sindaco e signor vice sindaco, grazie cittadini di Bressanone, grazie Tridentina sempre avanti, nello spirito delle vecchie, per le giovani generazioni di cittadini e di alpini d’Italia .

    Nel pomeriggio S. Messa in Duomo a suffragio dei Caduti: officianti don Valentino Quinz, generale di brigata, cappellano per 34 anni, quasi tutti trascorsi nella Tridentina, mons. Augusto Covi, già cappellano della Tridentina e i cappellani in servizio Gianpaolo Vanenti e Gianmarco Masiero, assistiti dal diacono Luciano Lorenzi, colonnello degli alpini. La santa Messa ha esordito don Valentino all’omelia è il supremo atto di culto dell’umanità intera, giacché è la ripetizione mistica e perenne del sacrificio cruento di Cristo ed in questo sacrificio del Signore vengono sublimati e santificati tutti i piccoli e grandi sacrifici nostri.

    È di somma importanza che in tutti i nostri raduni alpini, sia che si tratti di grandi adunate come questa o d’incontri sezionali o di gruppo, venga celebrata la S. Messa perché essa è anche la sintesi alta e spirituale di quello che l’Alpino è stato e dovrà essere sempre e cioè l’uomo della generosità, l’uomo che desidera e cerca la pace e l’uomo che non dimentica mai i suoi commilitoni che sono andati avanti . Come farsi intendere meglio se non con le parole del compianto e venerato cappellano della Tridentina in Russia, don Carlo Gnocchi ?Don Valentino ha letto un brano del Cristo con gli alpini , quello che riguarda il concetto religioso dell’alpino, fatto di pietas, parola che racchiude tanto, si potrebbe dire tutto e che non è mai un episodio ma uno stato d’animo, una regola di vita.

    Si torna indietro nel tempo, all’inverno russo, ai nostri feriti, al senso di misericordia, al rassegnato o rasserenato abbandono ad altra Volontà. Don Quinz ha concluso ricordando la parabola del buon samaritano e l’invito di Cristo a chi lo ascoltava: và e fate anche voi così. Allo stesso modo io termino questa predica dicendovi: comportatevi sempre anche voi come gli alpini veri! Conclusa la Messa con la lettura dell’Alpino, c’è stato il concerto del ricostituito coro della Tridentina (di cui scriviamo a parte) seguito, la sera, dal concerto della fanfara della Julia in piazza Duomo mentre la città viveva questa piccola adunata dal sapore d’una giovinezza ritrovata.

    Domenica mattina ammassamento per la sfilata, che ha percorso le strade del centro. In testa la Fanfara della Julia, seguita dal Labaro scortato dal vice presidente Rossi e dal generale Novelli, e poi il gen. Primicerj, ufficiali e
    sottufficiali, rappresentanti delle associazioni d’Arma e il vessillo della Sezione di Bolzano scortato dal presidente Scafariello e i vessilli d’una decina di sezioni e tanti gagliardetti. Poi, preceduti dal cartello con il nome, i battaglioni Morbegno, Bassano, Trento; gli ex della Tridentina; i battaglioni Bolzano, Edolo e Val Brenta; i gruppi Vicenza, Bergamo, Asiago e Verona; il battaglione Logistico; le compagnie genio guastatori e controcarri e infine il reparto aerei leggeri e gli alpini paracadutisti. Un pezzo di storia delle Truppe alpine, un pezzo di storia d’Italia.