Il nostro cappello in chiesa

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    Il nostro cappello l’ho portato con orgoglio per quasi 18 mesi, oltre quarant’anni fa. Mi ha riparato dal freddo, dalla pioggia e dalla neve, ma durante le marce dei campi estivi sovente mi faceva sudare; eppure non l’ho mai tolto, come non lo tolgo alle nostre sfilate, estive o invernali. Proprio la Sede nazionale, in occasione della promozione della storia delle Truppe alpine, pubblicò sul frontespizio: Per un alpino il cappello è tutto . Io, se partecipo come alpino ad una S. Messa, in occasione di una ricorrenza alpina, il mio cappello lo tengo proprio fieramente in testa , perché è il mio distintivo . Lo tengo e continuerò a tenerlo.

    Romano Nicolino Garessio (CN)

    Credo che a nessuno venga in mente di toglierti il cappello di testa. Mai. Se mi consenti vorrei però cominciare con una battuta scherzosa: non ho ben capito, quando entri in chiesa, se ci vai per rendere grazie al Signore o in omaggio al cappello che ti ha protetto e fatto soffrire. Inoltre mi è poco chiaro se il fedele e l’alpino sono per te la stessa cosa o due entità distinte. Se fosse valida la seconda ipotesi, ci sarebbe qualche problema in più per San Pietro, perché tutti gli alpini, per dogma di fede, si sa che vanno in paradiso, quello di Cantore, ben s’intende, mentre tutti gli altri, forse. Seriamente.

    È una questione di sensibilità verso un luogo sacro e di rispetto verso chi in chiesa ci va per pregare. Davanti all’altare, e non solo, siamo figli dello stesso Padre: tutti eguali. Diverso per chi rappresenta l’Associazione con i suoi simboli. In questo caso, ma anche qui non tutti sono d’accordo, specialmente tra il clero, non è presente l’alpino con il suo cappello ma il Labaro, il vessillo o il gagliardetto, in nome e per conto di chi rappresentano. Poiché fortunatamente viviamo in una società tollerante, ritieniti liberissimo di pensare e di comportarti come ti pare. E facciamo un applauso al cappello che ci fa diventare anche teologi!