Il lapis di Sergiu

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    Quando i soci fondatori si ritrovarono nell’ammezzato del Grande Caffè Italia in Galleria, inebriati dal profumo di “donnine di lusso”, pensarono alla stesura di uno Statuto concepito per garantire la continuità della Famiglia alpina, poi piantarono sul balconcino la loro Bandiera e si dedicarono ad evangelizzare le centinaia di alpini sparsi in tutta Italia. Fu così che dal monte al piano, in tanti si iscrissero all’Ana; tra loro anche Giuseppe Serafini, classe 1887, di Gallarate (allora sotto la provincia di Milano). Lo ritroviamo sulla testata Ocio alla penna numero speciale de L’Alpino del dicembre 1919. È lì che appare con l’acronimo Sergiu, ovvero le prime tre lettere del suo cognome e del suo nome. Ed è su questa testata, un unicum nella storia del mensile degli alpini, che appare per la prima volta il logo dell’Ana. Fu proprio l’architetto Serafini a idearlo. Doveva essere semplice e inconfondibile, la penna come protagonista su fondo verde, la scritta bianca e la nappina rossa così che spiccassero i colori della Bandiera. Serafini era nato il 7 aprile a Gallarate, da Emilio e Adele Tenti, chiamato alle armi e giunto nell’89º reggimento fanteria, fu poi trasferito come sottotenente di Milizia territoriale negli alpini, effettivo per mobilitazione e arruolato con l’obbligo di prestare il servizio di 1ª nomina nel 5º Alpini. Combatté da ufficiale sull’Adamello e si distinse per valore e coraggio. A guerra finita rientrò a baita e terminati gli studi in architettura, lavorò come libero professionista e tanto si spese anche sul fronte alpino. Oltre al logo infatti, il lapis di Sergiu firmò il progetto per la trasformazione della ex casermetta austriaca, nel Museo storico degli alpini al Dos Trento. Scrisse Bruno Riosa su L’Alpino dell’aprile 1958, nella ricorrenza dell’Adunata nazionale nella città di Cesare Battisti: “L’architetto Giuseppe Serafini, nel pomeriggio, ci accompagna all’Acropoli e ci mostra i frutti della sua fatica e ci descrive l’opera già così degnissima. Si stenta a credere che sia stata ricavata dalla vecchia polveriera di Francesco Giuseppe ed avi suoi. Ma Serafini è un alpino dalla pelle coriacea, almeno nel campo artistico. Per chi non lo sapesse è stato lui a creare l’emblema della nostra Associazione. Forse uno dei disegni più noti almeno a tre generazioni di alpini”. Il 4 maggio 1964 Serafini non partecipò all’inaugurazione del Museo che aveva progettato e sostenuto anche economicamente. Morì nella Casa di riposo Vallardi ad Appiano Gentile (Como), il 7 maggio 1962, a 75 anni. Non sappiamo molto altro della sua vita, ma lo vogliamo ricordare su queste pagine, nell’anno del centenario, perché anche lui come tanti altri, si spese per il buon nome dell’Ana, offrendo ciò che di più prezioso possedeva: la propria arte. E se è vero che il cappello viene consegnato di diritto a tutti coloro che hanno prestato servizio per almeno due mesi nelle Truppe Alpine, l’inconfondibile distintivo con la penna, appuntato all’asola della giacca o incollato sul vetro della propria auto, è ormai da un secolo esclusiva di coloro che appartengono alla grande Famiglia dell’Ana. E quando lo si incontra, viene naturale compiacersene e pensare, con sorriso d’orgoglio: «Toh, un alpino!».

    Mariolina Cattaneo