Il colonnello Mario Giacobbi: I nostri alpini sono in grado di operare sempre al meglio'

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    Un comandante che torna senza cinque dei suoi uomini forse non ha compiuto fino in fondo il proprio dovere . Il colonnello Mario Giacobbi, circondato da grande rispetto da parte dei suoi alpini, è troppo severo con se stesso, perché evitare un attentato è praticamente impossibile, in Afghanistan come in Iraq, come in ogni parte del mondo.

    Però aggiunge sono anche convinto che i nostri uomini sono ben preparati e affiatati. Hanno mille occhi per osservare, per accorgersi se ci sono variazioni sul terreno che pattugliano, che osservano procedure che sono in grado di operare al meglio in qualsiasi situazione, di normalità o emergenza .

    L’attentato del 5 maggio, in cui hanno perso la vita il tenente Fiorito e il maresciallo Polsinelli, l’incidente che è costato la vita al caporale Giuseppe Orlando il 20 settembre e l’attentato del 26 settembre, avvenuto lungo l’autostrada (a pedaggio!) Kabul Khost, con la morte dei caporali Langella e Cardella sono stati duri colpi per il reggimento. Ma gli uomini hanno reagito al dolore in tempi ristrettissimi racconta Giacobbi hanno continuato la missione senza alcun problema, con lo stesso impegno .

    Smentisce che ci siano state scene di gioia davanti ai corpi degli alpini uccisi. Nessuno si è avvicinato al luogo dell’attentato perché è stato subito isolato e messo in sicurezza: si voleva poter portare soccorso ai feriti ma anche evitare che ci fossero altre vittime, anche civili, nel caso ci fosse stata un’altra bomba .

    Certo, spiega il comandante, può esserci indifferenza in qualcuno, ma non stupisce in un paese che vive in guerra da 25 anni e dove la morte violenta fa parte della quotidianità. Giacobbi parla della scuola che è in costruzione grazie all’iniziativa Torino Kabul, iniziativa importante di supporto al lavoro dei nostri alpini.

    Ringrazia la nostra Associazione per il materiale che raccoglie e che trasforma in aiuti umanitari per i quali la popolazione è grata agli alpini. Quando arriviamo in un villaggio spiega Giacobbi parliamo con il Malik, che è il capo religioso, chiediamo cosa serve e il giorno dopo torniamo e portiamo viveri, medicinali, attrezzature. Abbiamo realizzato tredici pozzi artesiani: significa acqua e dove c’è acqua c’è grano, altri prodotti della terra che è molto fertile. Tutto ciò cambia loro la qualità della vita .

    Non è forse questo che fa la differenza fra una forza di occupazione e una forza di pace?