Il 70° con i giovani, perché non dimentichino

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    La tragica fine del “Galilea”, che causò la perdita di gran parte del battaglione Gemona, è una vicenda che viene commemorata ogni anno dagli alpini della sezione di Pordenone a Chions, il comune che ebbe il maggior numero di vittime. Da sempre, questa manifestazione coinvolge la classe 4ª delle scuole elementari, intitolate al ten. alpino Berengario Ortiz, Caduto sull’altopiano di Asiago nella Grande Guerra. Anche quest’anno, il 4 marzo, dopo lo sfilamento attraverso il paese e la deposizione della corona d’alloro al monumento ai Caduti, il corteo ha raggiunto il camposanto dove dal 1947 è collocato il monumento a forma di nave che riproduce il “Galilea”.

     

    Dopo gli onori alle vittime del naufragio, gli interventi delle autorità hanno evidenziato il significato della giornata. In particolare, il comandante della brigata “Julia” gen. Giovanni Manione ha raccontato dell’incontro con gli alunni durante l’ammassamento. Aveva notato una bambina con una borsa di plastica contenente un vecchio cappello alpino e avendo saputo che era del nonno, Attilio Bortolussi reduce di Grecia e Russia recentemente scomparso, si era soffermato per spiegare il significato dei distintivi: 3° rgt. art. alpina, 15ª Btr., Gruppo Conegliano, Campagna di Russia. Aveva invitato a indossare il cappello perché simbolo di ricordi che devono rimanere vivi. Il gen. Manione ha concluso ringraziando gli altri oratori per le nobili espressioni verso i Caduti e verso gli alpini in armi impegnati nelle missioni di pace.

    Ha chiuso gli interventi il vice presidente nazionale vicario Sebastiano Favero il quale, dopo aver ricordato la presenza anche dei vice presidenti Antonio Arnoldi e Giovanni Bertino, ha portato il saluto del presidente nazionale Perona e del consiglio nazionale. Fra le autorità, tre reduci del Galilea (ne scriviamo nell’altro articolo, n.d.r.), la Medaglia d’Oro al V.M. prof.ssa Paola Del Din, numerose associazioni, tanti cittadini e gli alunni delle scuole.

    Favero ha insistito sul significato della commemorazione e del ricordo di chi ha dato tanto alla Patria, come il caporale Luca Barisonzi, paralizzato per le ferite riportate in Afghanistan, per il quale l’ANA, con il contributo degli alpini in armi e di tanti cittadini ed enti generosi, ha realizzato una casa domotica in cui possa vivere con dignità. Ha ricordato che oggi gli alpini sono il segno di valori – senso del dovere, rispetto delle istituzioni, amore per la famiglia e l’ambiente – che si traducono in solidarietà e sono “un esempio ai giovani, che sono il nostro futuro, perché non dimentichino”. E sono stati proprio i ragazzi della 4ª elementare a continuare la celebrazione della ricorrenza, presentando componimenti nei quali esprimono riflessioni ed emozioni, raffigurati anche in alcuni pannelli sulla tragedia del Galilea.

    È seguita quindi la Messa e, al termine, il corteo ha raggiunto la sala parrocchiale messa a disposizione per il rancio alpino, allietato dalla fanfara storica di Vicenza. In chiusura scambio di doni fra il capogruppo di Chions Danilo Zucchet e di Varazze Giovanni Battista Marenco e dei rispettivi sindaci Fabio Santin e Giovanni Delfino, nonché del presidente sezionale Gasparet con il presidente della sezione di Savona Gian Mario Gervasoni. La giornata ha avuto un epilogo lunedì 19 marzo. Infatti, il gen. Manione, entusiasta dell’impegno degli alunni, ha invitato la classe 4ª alla caserma Di Prampero, sede del comando della brigata “Julia”, per farne visitare il Museo Storico.

    Al loro arrivo la sorpresa: i piccoli ospiti sono stati accolti dalla fanfara della brigata, schierata nella corte d’onore. Dopo un breve concerto, alunni e alpini eseguivano assieme alla fanfara l’Inno di Mameli. Quindi, visita al Museo con disciplina e massima attenzione dei piccoli ospiti. Infine, il commiato al circolo ufficiali e rientro a casa. Il cuore degli alpini è capace anche di questi slanci.

    Daniele Pellissetti