I nostri veci

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    Leggendo queste righe fate prevalere, per favore, il lato affettivo. Non vogliono infatti affrontare tecnicamente un tema che richiede ben più di una semplice e sorridente constatazione. Che le schiere alpine dell’Ana stiano invecchiando è, ahimè, assodato da tempo. Un esame dei dati anagrafici dei soci alpini, aggiornata al 10 febbraio scorso, offre però alcuni spunti per considerazioni interessanti e per certi versi piacevolmente sorprendenti. In primo luogo, non sono affatto poche le penne nere che ci permettiamo serenamente di annoverare tra i “giovani”: ci sono infatti circa 29mila soci che hanno meno di 49 anni (di cui oltre 4mila ne hanno meno di 39) e quasi 49mila sotto i 59.

    Settantottomila alpini sotto i sessant’anni sono una compagine ancora consistente, soprattutto se a loro aggiungiamo i quasi 49mila che sono sotto i 69 anni (e siccome tra questi rientro anche io mi permetto di garantirne una certa efficacia). Poiché il trascorrere del tempo però è inesorabile, dobbiamo porgere lo sguardo più avanti, per constatare che le schiere dei veci sono diventate quasi maggioranza tra gli iscritti: quasi 65mila alpini, infatti, hanno tra 70 e 79 anni e quasi 40mila ne hanno tra 80 e 89, per un totale di 105mila (non troppo lontani dalla metà del complessivo dei soci).

    Se l’invecchiamento crea non poche preoccupazioni, che richiederanno presto decisioni importanti in merito al futuro associativo per la salvaguardia e la trasmissione ai giovani dei nostri valori, ci sono però altri dati che confortano soprattutto dal punto di vista umano. Quasi seimila alpini iscritti all’Ana, infatti, hanno più di 90 anni e (con buona pace dello spazio ormai sempre più stretto dedicato alla rubrica “Auguri veci” in fondo al giornale) dimostrano che anche l’aria che si respira nei nostri Gruppi è un piccolo elisir di lunga vita: ci piace pensare infatti che lo spirito di fratellanza e rispetto che circonda i veci contribuisca non poco al loro benessere psico-fisico. Ma il dato più impressionante è quello dei soci che hanno più di 100 anni: a febbraio, infatti, erano ancora ben 291, un numero rilevantissimo (anche se l’Iremo stat ci dice che sono oltre 4mila i maschi ultracentenari in Italia, mentre le donne, statisticamente assai più longeve, sono addirittura il quadruplo).

    Molti di loro conservano ancora una forma invidiabile, come lo straordinario piemontese (di Barbaresco) Giovanni Alutto, che lo scorso novembre ha compiuto 106 anni, sempre in prima fila alle sfilate in Adunata e il cuneese Giuseppe Falco, 101 anni compiuti a giugno, o ancora il bresciano Giovanni Franceschini, prossimo ai 103, che ha guidato l’automobile fino alla soglia del secolo, per citarne solo alcuni. Davanti ai loro occhi è passata di fatto l’intera storia dell’Associazione e in loro vive la memoria di una parte fondamentale della nostra cultura fatta di valori e tradizioni. È con grande rispetto che a loro ci rivolgiamo, sempre: ma lo facciamo, istintivamente, anche con la tenerezza cameratesca che è connaturata all’essere alpini. Dai loro cappelli sgualciti fluisce la storia, la nostra storia: non importa se sono generali o caporali, loro sono i nostri veci.

    ma. cor.