I giovani e le regole

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    Come avviene per tutti i grandi avvenimenti, ci vorrà del tempo per comprendere appieno il significato e il valore del ritorno in massa sull’Ortigara, per una seconda e rivitalizzante adunata nazionale sull’Altopiano. E per accettarne il motto Sulle orme dei Padri come prima regola anzi, la Regola che caratterizza tutto l’essere della nostra Associazione.

    È un motto che appartiene soltanto agli alpini, e verrebbe da aggiungere purtroppo, perché sembra che la nostra società sperduta nella tecnologia, nella rincorsa della ricchezza, nel malinteso significato del politicamente corretto se ne sia dimenticata. È una società nella quale la parola vecchio sembra quasi un insulto, che assume un significato di estromissione, di inutilità, di esclusione. E tutto quanto richiama a regole, modelli di vita consolidati, e perché no?, tradizione appare anacronistico e superato. E insopportabile. Tutto ciò è maggiormente evidente nell’atteggiamento dei giovani (fortunatamente non di tutti).

    Quanto avviene nelle scuole italiane è un preoccupante campanello d’allarme. Addio ai padri , titolava un editoriale del maggior quotidiano italiano. Seguiva una spietata ma realistica analisi sul comportamento dei giovani, sulla loro mancanza di disciplina intesa come obbedienza alle regole e rispetto dell’autorità, prima di tutto quella paterna e subito dopo quella degli insegnanti.

    Invocare l’autorità paterna sembra oggi anacronistico, contare su quella della scuola trascurata, umiliata, penalizzata dalla classe politica, indistintamente non è da meno. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: insegnanti offesi in classe e malmenati fuori da genitori e dagli stessi studenti, istituti in cui il bullismo condiziona ogni attività; ed è di pochi giorni fa il rifiuto estremo e tragico dell’istruzione, e della vita, d’un ragazzo perseguitato dai suoi stessi compagni di classe, fra la noncuranza di chi invece avrebbe dovuto intervenire per tempo.

    In una società che perde progressivamente identità sotto la spinta di altre culture e altri modelli di vita più aggressivi e invadenti, molti giovani rincorrono modelli che giornali, ma soprattutto la televisione, fanno apparire alla portata di tutti: successo, ricchezza, potere. Sarebbe troppo facile accusare la scuola di tutto questo. La famiglia fa la sua parte, anche in negativo. Con genitori troppo occupati nella conquista del benessere, nel lavoro, negli affari, spesso incapaci di trasmettere ai figli modelli comportamentali, regole comprese quelle quotidiane e i valori accreditati che le sottendono.

    Sembra che sia andata perduta la capacità di comprendere le nuove generazioni. È sempre stato un po’ così, ma oggi appare tutto esasperato. L’alibi viene spesso dalla tecnologia, della quale i figli si sono impossessati prima e meglio dei padri, unita alla loro capacità di veicolare il mercato ed acquistando quindi un nuovo potere.

    A soffrirne sono le regole e, in ultima analisi, quella che appare terribilmente obsoleta: la disciplina. Purtroppo non esiste più quella camera di decompressione meglio sarebbe chiamarla scuola di vita che era costituita dal servizio militare obbligatorio, un traghetto dal mondo della scuola a quello del lavoro, un passaggio del giovane verso la maturità responsabile e consapevole.

    Non a caso il nostro presidente nazionale ha lanciato un appello ai giovani, per invitarli a fare la loro parte, a contare, a prepararsi a prendere il posto che spetterà loro negli anni a venire. Ad assumersi la responsabilità di una protezione morale, oltre a quella civile, con la forza che la nostra Associazione ha di poter fare opinione. Nel rispetto dei padri, delle regole che fanno di noi quello che siamo e che intendiamo continuare a essere in una società che cambia, ma che senza tener conto del passato non può avere un futuro.