Guerra d’aquile: la conquista del San Matteo

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    La storia e la tradizione degli alpini come soldati di montagna si potrebbero condensare in alcuni fatti che sono emblematici del valore e dello spirito di adattamento e di sacrificio dimostrato nei più duri frangenti bellici. Se gli alpini si adattarono a vivere, sopravvivere e combattere in montagna, ciò non fu dovuto se non in minima parte ad iniziative dei comandi o degli Stati Maggiori.

     

    Nella prima guerra mondiale si trattava di vigilare sul fronte più elevato ed impervio della guerra europea, parliamo in particolare della estremità occidentale di una frontiera che si stendeva per 640 chilometri tra lo Stelvio e il mare Adriatico. Le alte montagne dei gruppi dell’Ortles Cevedale e dell’Adamello erano diventate non più solo teatro di imprese di rari avventurosi alpinisti, bensì anche parte non secondaria di quella frontiera.

    Occorreva che i soldati in armi dell’una e dell’altra parte, si adattassero con sforzi indicibili a quel difficile terreno di rocce, nevi e ghiacci eterni, e ciò avvenne per parte italiana, specialmente per iniziative dei singoli: ufficiali esperti di alpinismo e di sci, guide alpine locali, uomini intraprendenti e coraggiosi, anonime penne alpine che s’ingegnarono a superare anche le condizioni operative più estreme.

    Un fatto d’arme che dimostra il valore e lo spirito di adattamento degli alpini si svolse nei mesi di agosto e settembre 1918. Gli austriaci avevano conquistato fin dal luglio 1916 il monte San Matteo (3.684 metri) con le retrostanti cime Giumella e Cadini, e avevano attrezzato queste cime con artiglierie con le quali battevano le postazioni italiane del Dosegli, della Pedranzini, del Tresero, di Vallumbrina e del Gavia. Le posizioni austriache del monte Mantello (3.537 metri) e del monte San Matteo dominavano tra l’altro la Valle del Noce e la Vallumbrina, permettendo ampi punti d’osservazione sulle posizioni italiane. Conquistare le due vette era dunque fondamentale. L’azione che si svolse in modo repentino tra il 12 e il 13 agosto 1918 sorprese il nemico.

    Dal ghiacciaio del Dosegù, a quota 3.452 metri, gli alpini del battaglione skiatori Monte Ortler , il cui comando aveva sede in Vallumbrina (a 3.122 metri), avanzarono da nord a sud lungo il crinale che dal Pizzo Tresero prosegue, biforcandosi, verso il Mantello e il San Matteo. In poco più di 3 ore gli alpini erano a ridosso delle posizioni nemiche. Dopo un’efficace azione di artiglieria si lanciarono all’attacco, divisi in cinque colonne, tre delle quali erano comandate dai valtellinesi: il tenente Giovanni Battista Compagnoni di Valfurva, il sergente Pietro Caimi di Sondrio e il caporal maggiore Venturini di Villa di Tirano.

    Questo fatto d’arme ebbe un’enorme ripercussione in Tirolo, dove lo scacco subito dal prestigio alpinistico militare fu molto sentito. Nei fatti del San Matteo si distinse particolarmente per valore, tenacia e strenuo spirito di sacrificio, il giovanissimo capitano Arnaldo Berni di Mantova. Nei primi giorni del settembre 1918 i soldati austriaci attendevano in massa il miglioramento del tempo per un contrattacco.

    Nel pomeriggio del 3 settembre, tre ore di pesante bombardamento flagellarono cima San Matteo. Il capitano Berni, al comando di un drappello di alpini riuscì a salvare dalle macerie di un ricovero bombardato 10 dei 14 uomini rimasti sepolti. Inviò quindi una missiva alle proprie retrovie: Il nemico bombarda intensamente Cima e Retrovie. Le baracche sono sfondate. Ritengo imminente attacco. Inviare rincalzi . Poco dopo decise di raggiungere le trincee per cercare di contrastare l’avanzata nemica. Fu sorpreso nella galleria della trincea occidentale da un colpo d’artiglieria di grosso calibro che la demolì. Con il capitano Berni rimase sepolto per sempre anche il sergente Damiani.

    Il gruppo alpini Valfurva che da 34 anni organizza il pellegrinaggio al Sacrario San Matteo, in Vallumbrina, presso la baracca dove risiedeva il comando dei battaglione skiatori Monte Ortler , vuole anche per quest’anno in cui ricorre il 90º della Grande guerra incontrarsi al Passo Gavia, laddove Archinto Berni, padre del capitano, fece erigere un monumento a ricordo dei Caduti del San Matteo.

    L’incontro è in programma il prossimo 17 agosto, data scelta come anniversario dei fatti del San Matteo, presso il monumento e la chiesetta che ricordano e onorano gli alpini e il loro eroico comandante, il capitano Berni, a cui venne concessa la Croce di Guerra al V.M. e una medaglia d’Argento alla memoria e a cui è intitolato il vicino rifugio, in vista della cima e dei suoi magnifici ghiacciai. Analoga cerimonia avrà luogo a Pejo (in Val di Sole, Trento) domenica 31 agosto.

    IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI IN VALFURVA E VALLUMBRINA

    Sabato 16 agosto

    • Ore 15 ritrovo presso la piazza Frodaglio di S. Nicolò Valfurva e sfilata al monumento dei Caduti con deposizione di una corona;
    • ore 16 inaugurazione piazza Capitano Berni con la presenza del picchetto armato degli alpini;
    • ore 17 inaugurazione nuovo settore con i cimeli del capitano Berni presso il Museo Vallivo Valfurva Mario Testorelli ; a seguire rinfresco con degustazione di prodotti tipici;
    • ore 21 presentazione del libro Battaglie per il San Matteo a cura di Giuseppe Magrin e Giovanni Peretti, ed. Alpinia di Bormio, presso l’Auditorium di S. Antonio Valfurva. Saranno presenti il coro La Bajona di Bormio e il corpo musicale di Valfurva. Presso la biblioteca civica comunale di Valfurva mostra fotografica sulla guerra 1915 1918 sul fronte dallo Stelvio al Gavia.

    Domenica 17 agosto

    • Ore 4 ritrovo presso il rifugio A. Berni per ascensione alpinistica alla Punta San Matteo (3.684 m) con deposizione corona alla croce;
    • ore 6 ritrovo presso il rifugio A. Berni e partenza per la baracca battaglione skiatori Monte Ortler in Vallumbrina (3.122 m);
    • ore 9 S. Messa presso il Sacrario San Matteo in Vallumbrina a ricordo dei Caduti;
    • ore 12 S.Messa al tempietto presso il rifugio A. Berni (2.541 m), officiata da sua eccellenza mons. Diego Coletti, vescovo di Como e Sondrio e cerimonia commemorativa;
    • ore 13 rancio alpino.

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