Gratitudine e riconoscenza

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    Vicenza. Un fine settimana finalmente senza pioggia ha dato il benvenuto agli alpini saliti in pellegrinaggio al Pasubio, il tradizionale appuntamento di settembre della sezione di Vicenza per rendere omaggio ai Caduti italiani e austriaci raccolti nel sacrario del colle Bellavista o ancora sotto quelle pietraie sconvolte da mine e cannonate.

    Un sentimento di gratitudine e riconoscenza che si percepiva nel silenzio dell’aria frizzante, sotto un timido sole, alla selletta Comando, a quota 2.000, dove sono stati resi gli onori ai Caduti. Davanti alla chiesetta di Santa Maria del Pasubio erano schierati 18 vessilli sezionali dell’ANA, tanti gagliardetti, una decina di gonfaloni e un migliaio di alpini. Alcuni di loro, con le gambe “che non sono più quelle di una volta”, hanno potuto tornare lassù grazie a un accordo fra Provincia, Comune e ANA, che ha permesso ai fuoristrada di percorrere la vecchia strada degli Scarrubbi.

    Hanno parlato il sindaco di Vicenza Achille Variati, l’assessore regionale Elena Donazzan e il presidente della sezione di Vicenza, Luciano Cherobin. Inevitabile il riferimento alla mancata assegnazione a Vicenza dell’Adunata 2016, intesa come omaggio a quelli che cento anni prima fermarono la spedizione punitiva austro-tedesca. La Messa celebrata dal cappellano degli alpini mons. Busato ha concluso la cerimonia, per lasciare il posto al rancio alpino. Il pellegrinaggio al Pasubio era cominciato il giorno prima, sabato 6 settembre, mille metri più in basso, al sacelloossario sul colle Bellavista, con la sua torre slanciata ingabbiata dalle impalcature per i lavori di restauro che si concluderanno l’anno prossimo.

    Sul piazzale che si affaccia alto sulla pianura erano schierati vessilli e gagliardetti di diverse regioni e province, sindaci, autorità militari e civili. Dopo l’alzabandiera e l’onore ai Caduti (quasi seimila sono accolti nell’ossario), hanno parlato il gen. Domenico Innecco, presidente della “Fondazione 3 Novembre” che gestisce il sacrario, il prefetto Eugenio Soldà e il vice presidente della sezione di Vicenza, Paolo Marchetti. Nel pomeriggio gli alpini sono saliti fino alla forcella che divide il Dente italiano da quello austriaco, accolti dal Pasubio con una botta di pioggia.

    Una cerimonia da brividi, in mezzo a quelle pietraie che parlano ancora di assalti e contrassalti, di eroismo e di morte; la nebbia rendeva l’atmosfera ancora più rarefatta e il Silenzio suonato da Mirko Framarin, trombettiere della fanfara dei congedati della Cadore, sembrava echeggiare fra quelle cime, rimbalzare indietro negli anni e salutare quanti morirono lassù. Il Pasubio ha risposto con uno squarcio di cielo sereno che ha accolto gli alpini, saliti in cima ai due Denti per rendere omaggio ai Caduti.

    Dino Biesuz