Giovani, un dialogo che dà la carica

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    L’annunciato, storico incontro con il presidente nazionale ha gettato le basi d’una più incisiva presenza nell’Associazione.

    Un grande desiderio di ascoltare, un grande desiderio di farsi ascoltare: può essere condensato così l’incontro che il presidente nazionale Corrado Perona ha avuto con i giovani alpini e non al teatro Dal Verme di Milano, domenica 20 marzo. Un avvenimento che potremmo definire epocale, perché mai, nella storia dell’Associazione, i giovani sono stati i protagonisti di un incontro con i vertici ANA e hanno potuto apertamente e perfino criticamente, ma sempre da alpini esprimere le loro idee sul futuro associativo, su ciò che secondo loro si dovrebbe fare. E, parimenti, non era mai stata loro detto una cosa pur ovvia: che devono essere protagonisti del futuro associativo che sarà fatalmente loro e soltanto loro.

    Alla sincerità dei propositi del presidente e del Consiglio direttivo nazionale ha corrisposto un massiccio intervento di centinaia di giovani iscritti, ben al di là delle previsioni. (Se ci è consentita una simpatica digressione, diciamo soltanto che è stato necessario un supplemento di panini imbottiti, perché quelli preparati per l’intervallo, sia pur con abbondanza, non sono bastati!).

    Vi siete iscritti all’Associazione ha detto Perona ma non basta. È importante per me e per il Consiglio direttivo nazionale conoscere il vostro pensiero. Abbiamo bisogno delle vostre idee, che sono un patrimonio. Nell’Associazione deve pesare non soltanto la vostra giovinezza, ma anche le vostre aspettative .
    Perona ha ricordato che l’Associazione ha difeso la leva fino all’impossibile, ma ora non c’è più, e i numeri di chi si congeda, e si iscrive, sono diversi. Ma ha continuato non dobbiamo adagiarci. La presenza dei giovani nelle sezioni e nei gruppi ci dà speranza e fiducia .

    Ed ha annunciato che questo al Dal Verme è soltanto un primo incontro: ce ne saranno altri, singolarmente, nei quattro raggruppamenti. Verrò da voi, per ascoltare , ha detto il presidente che ha parlato anche della necessità di stare accanto agli alpini in armi, di far loro sentire che fanno parte della famiglia alpina, senza rinunciare alla loro appartenenza d’origine. Ed ha concluso dicendo che si aspetta nuove idee, contatti, contributi anche attraverso la rete informatica (un forum è già operativo e sta già raccogliendo interventi).

    Cosa vogliono, dunque i giovani iscritti?È ancora presto per tracciare un quadro esaustivo delle tante aspettative ma da quanto è emerso durante il dibattito si possono segnalare le prime richieste: incentivare le attività sportive e un po’ tutte le attività di vita associativa; e poi rinvigorire gruppi e sezioni con l’inserimento di giovani ( con il sostegno dei veci , è stato sottolineato) a posti di responsabilità. E ancora: far vedere che ci siamo , anche facendo sfilare i nostri reparti, il 2 Giugno, con il cappello alpino e non con quella padella in testa . E valorizzare le missioni come quella del Mozambico (a questo proposito Perona ha annunciato l’imminente partenza di una commissione di tecnici che valuteranno la realizzazione di un’opera nel decennale dell’intervento delle nostre penne nere in armi).

    E, poi, incentivare le attività che portano ai brevetti, accrescere l’informazione, ricercare i commilitoni non ancora iscritti. In sintesi, i giovani che sono intervenuti all’incontro hanno dimostrato di avere le idee ben chiare, di essere preparati e maturi anche sotto l’aspetto associativo (segno che sono stati cresciuti a valori genuini) ed hanno idee nuove, nel solco di una tradizione che hanno dimostrato di avere ben assimilato.

    Una parentesi a parte è stata dedicata ai cori, con un fuori programma che ha segnato forse il momento più intenso di tutto il convegno. Un corista della brigata Tridentina ha chiamato a raccolta gli ex coristi delle brigate che si trovavano in sala: sul palco sono saliti una trentina di giovani che in pochi minuti hanno organizzato un coro: bassi, tenori, contralti Nel silenzio generale, sono iniziate le note del Trentatré che sono state ascoltate in piedi.

    Dopo gli applausi, scroscianti, l’improvvisato, splendido coro dalle voci forti e limpide ha cantato Signore delle cime . L’entusiasmo di chi cantava era pari a quello di chi ascoltava: è stato un intenso momento di comunione e alpinità.
    Qualcuno ha poi parlato degli amici degli alpini ( che spero non siano qui oggi , ha esordito) dicendo che non possono sfilare, portare il cappello e assumere cariche associative. Pur essendo questo un argomento abbastanza ricorrente, discusso con diverse intensità e sfumature, è stato a lungo applaudito l’intervento del giovane Francesco, suo malgrado soltanto amico degli alpini, che suscitando non poco imbarazzo per l’inusuale durezza dei toni dell’intervento precedente e con voce rotta dalla commozione, ha spiegato: Io non ho fatto l’alpino come invece avrei voluto. E perciò non porterò mai il cappello. Non sfilerò con voi, non voglio essere invadente, non preoccupatevi Voglio solo aiutarvi. Come me ci sono tanti giovani che vi rispettano. Coloro che se lo meritano non respingeteli, accoglieteli fra voi! .

    Il dibattito è quindi ripreso con il contributo di tre alpini in armi, con esperienze di missioni all’estero, come dimostravano i numerosi nastrini al petto.
    Il primo, caporal maggiore scelto, ha detto che il servizio militare è per lui un lavoro. Quanto a far conoscere l’Associazione, è necessario che gli iscritti all’ANA facciano propaganda, anche nelle caserme.
    Per il secondo volontario, nipote di un Caduto in Russia, ciascuno nella leva o, oggi, professionista, ha fatto e fa il meglio nel proprio ruolo. Oggi i tempi sono cambiati: soldati di leva e professionisti gli uni valgono gli altri , ha detto.

    Il terzo ha difeso la preparazione e l’esperienza acquisita nelle varie missioni multinazionali. Entusiasmo? Piuttosto ci vuole professionalità: io maneggio armi e apparecchiature che costano milioni e che non potrebbero essere affidate a un soldato di leva. Mi dà fastidio sentire che la leva è come il servizio professionale .
    Il suo intervento ha suscitato non poche intemperanze in platea.
    Il ten. colonnello Giraudo, del comando della brigata Taurinense, ha riportato serenità con un discorso molto pacato il cui significato è questo: gli alpini in congedo devono trasmettere ai volontari che non provengono da zone alpine tutto il patrimonio tipico degli alpini; che ha un valore inestimabile e che costituirà il bagaglio di fondo del soldato professionista, sia negli alpini che nelle altre specialità. Perché l’importante non è tanto il Corpo di appartenenza ma sono i valori.

    Gli ha fatto eco Luciano Cherobin, già vice presidente nazionale: Smettiamola con le sterili diatribe. Le sezioni del Nord si sono adagiate, per questo mancano le vocazioni. Ciò è colpa nostra. Ci vuole grinta e ci vogliono nuove idee .
    Altri argomenti del dibattito: spesso non si trovano i sostituti dei vecchi capigruppo; accettare l’iscrizione di coloro che hanno prestato giuramento come alpini, anche se poi sono stati destinati ad altri e specialità dell’Esercito; è necessario ritrovarsi sui luoghi della memoria; o­noriamo tutti i Caduti italiani, da qualsiasi parte abbiano combattuto; facciamoci conoscere dai giovanissimi: andiamo nelle scuole.

    Fin qui le proposte. Il presidente Perona ha concluso: Dobbiamo, a torto o a ragione, accettare la situazione e lavorare sulla base della realtà attuale. Non dobbiamo piangerci addosso . E, rivolto ai volontari presenti: Il Corpo degli alpini è affidato a voi. Continuate con il vostro entusiasmo. A noi interessa l’uomo alpino, non facciamo differenza se di leva o professionista. Tengo a dire che tutti hanno fatto e fanno il loro dovere, a seconda dei tempi e delle modalit&a
    grave;. Ma mai fare paragoni .

    Ha infine ringraziato tutti per questo incontro che è stato al di sopra delle stesse aspettative. La mattinata si è conclusa con un minuto di silenzio in o­nore dei Caduti del Galilea . Il dibattito non si è certo esaurito con questo primo incontro; continuerà e siamo fiduciosi darà grandi risultati. Peccato che qualche presidente di sezione, pur avendo ricevuto l’invito da parte del presidente nazionale, abbia fatto mancare a questa prima presa di contatto i giovani dei suoi gruppi. Contiamo sulle prossime riunioni che si svolgeranno a livello di raggruppamento e attraverso la rete informatica.