Gioiello di pietra

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    La parte occidentale dell’Altipiano dei Sette Comuni è un luogo di rara bellezza. Le ultime case di Tresché Conca si consegnano ai prati e ai boschi tra i quali serpeggia un’antica strada militare che conduce all’estremità del pianoro. A Punta Corbin (1.077 metri), incastonato tra le rocce, c’è Forte Corbin, un gioiello d’ingegneria militare che domina la Val d’Astico.

     

    Il forte è di proprietà della famiglia Panozzo dagli anni Quaranta, come ricorda il capofamiglia Severino: “Questa era una zona di pascolo e quando mio papà Emilio seppe che il Demanio aveva messo in vendita l’area del forte dove c’erano alcune vasche utili per dissetare gli animali, decise di provare a comprarla”. Fu così che versò le 3 mila lire richieste e il 13 giugno 1942 divenne proprietario con suo fratello Francesco di un’area di 22mila metri quadri, comprensivi di alcune strutture che erano state depredate dei materiali più nobili e versavano in stato di estremo abbandono.

    Il forte restò nell’oblio fino agli anni Settanta quando Severino e la moglie Costanza riunirono la proprietà e nel 1982 iniziarono il recupero di un edificio con l’intento di realizzare un alloggio per le ferie estive: “I primi scavi per la rimozione delle macerie – ricorda Severino – portarono alla luce interessanti reperti bellici e intere zone del forte che erano rimaste nascoste dai detriti e dalla vegetazione”. Sorridono orgogliosi, pensando alla fatica che hanno fatto. Senz’acqua, né elettricità e senza grandi disponibilità finanziarie, interi giorni a spalare con l’aiuto occasionale di qualche amico. Ma la fatica è spesso foriera della passione, che negli anni crebbe e seguì di pari passo il rispetto per quelle opere così mirabilmente realizzate dai nostri padri costruttori. “È importante – suggerisce Severino – recuperare i manufatti cercando di mantenere il più possibile il loro aspetto originale”.

    Il forte fu progettato dallo Stato Maggiore del Genio di Verona e i lavori furono diretti tra il 1906 e il 1914 dal ten. Angelo Abbate Daga. Era pensato come una vera e propria cittadella indipendente in alta quota, dotata di camerate, magazzini, cucine, infermeria, approvvigionata di elettricità grazie ad un enorme generatore e servita da una teleferica per facilitare il trasporto dei materiali dalla valle. La parte superiore del corpo principale era dominata da sei cupole di spesso acciaio dalle quali si levavano i cannoni da 149A.

    L’intera struttura era difesa da un profondo fossato anti-uomo ed era collegata da una rete di gallerie e trincee che permetteva ai soldati di spostarsi senza uscire allo scoperto. In realtà il forte fu utilizzato poco allo scopo per il quale era stato creato. Nel maggio 1915 i cannoni spararono contro le postazioni nemiche a Cima Norre e a Campo Luserna ma la posizione troppo arretrata rispetto al fronte che si era spostato più a nord e l’inadeguatezza della struttura ai nuovi calibri austriaci, lo relegarono al ruolo di semplice comparsa.

    Nel luglio 1915, dopo soli due mesi dall’inizio della guerra, forte Corbin fu spogliato dei suoi pezzi d’artiglieria e le bocche da fuoco furono sostituite da tronchi d’albero per ingannare le vedette austriache. E, forza dell’ingegno e della creatività tutta italiana, ci riuscirono, tanto che il caposaldo, ormai inerme, fu più volte bersagliato dalle artiglierie nemiche. Al Corbin gli austriaci ci arrivarono a fine maggio del 1916 per abbandonarlo un mese più tardi non prima di averlo danneggiato in alcune delle sue strutture come la trincea coperta.

    Quando ritornò in mano italiana il forte era totalmente inoffensivo e da quel momento fu utilizzato come deposito e come privilegiato punto di osservazione. I soldati che vi stazionavano nell’ultimo periodi di attività erano un esiguo manipolo di diverse specialità che si autoproclamarono ironicamente “Repubblica Corbin”.

    Dopo quasi un secolo, grazie a Severino e Costanza Panozzo e alla passione trasmessa ai figli Ilaria e Federico, forte Corbin è una struttura storico-didattica esemplare, un luogo dove si tengono manifestazioni e incontri che è stato riconosciuto come museo storico militare ed è entrato nel circuito regionale dell’Ecomuseo della Grande Guerra. Proprio per l’impegno e la passione nel recupero del forte, la famiglia Panozzo ha ricevuto il Premio IFMS 2014, promosso dal gruppo alpini di Azzano San Paolo (sez. di Bergamo).

    Oggi è visitato ogni anno da 10mila persone, tra cui numerose scolaresche che Severino e Ilaria accompagnano; raccontano ai giovani la storia e le vicende del territorio, e fanno visitare il museo di reperti e cimeli, con due delle sale dedicate ad Antonio Longo, combattente della prima guerra mondiale e a Matteo Miotto, l’alpino caduto in Afghanistan nel 2010.

    m.m.

    Forte Corbin si raggiunge dalla frazione Tresché Conca del comune di Roana, percorrendo una strada di 5 km, il cui ultimo tratto è sterrato ma in buone condizioni. Da Pedescala, in Val d’Astico, parte un ripido sentiero (segnavia 635) che permette di raggiungere Punta Corbin a piedi. Museo Storico Militare Forte di Punta Corbin, località Corbin, 36010 Treschè Conca di Roana (VI); famiglia Panozzo, tel: 349.2685543, 368.227954; fortecorbin@tiscali.it – www.fortecorbin. it

    Orari di apertura: da aprile a novembre tutte le domeniche e i giorni festivi, dalle ore 10 alle 18; luglio e agosto tutti i giorni, dalle ore 10 alle 18.

    Biglietto di ingresso euro 5; ragazzi (7-14 anni) euro 3; gruppi di almeno venti persone euro 4 (euro 5 con guida); scolaresche euro 3, con guida. Al forte c’è un punto di ristoro gestito dalla famiglia Panozzo.