Genova, un anno dopo tra ricordi e nostalgia

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    Le emozioni dell’adunata a Genova, un anno dopo.

    Genova La citt del dopo G8 era una citt disfatta e con l’umore a pezzi. Alcuni esponenti del governo cittadino, autorit politiche e imprenditori, convocarono allora, agli inizi di agosto, Gianni Belgrano, presidente della sezione ANA di Genova. Avevano ancora negli occhi i colori e il calore dell’Adunata di maggio, le centinaia di tende che animavano i parchi pubblici, lo sposalizio fra il mare e la montagna con quell’emozionante approdo della Bandiera di guerra nelle luci della prima notte, e sapevano che Genova aveva beneficiato, in quella splendida occasione, di una ventata di solidale allegria.
    Perch non riprovarci dopo un’esperienza cos dura e inquietante, violenta e carica di misteri, quale era stato il G8?
    Una citt segnata che aveva bisogno di ritornare a sorridere e a credere negli uomini e in una societ civile. Cos, chiesero a Giovanni Belgrano se era possibile rifare nei mesi immediatamente successivi un’altra Adunata. Magari in tono minore, comunque necessaria alla citt.
    Belgrano sorrise, pensando a quanta fatica era costata alle penne nere genovesi l’organizzazione di quella splendida adunata. E prese tempo. Comunque racconta fu il segnale, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto aveva significato per la citt l’incontro ravvicinato con gli alpini. Quella citt solitamente seriosa, di grande cuore ma di pervicace timidezza, immersa nella luce marina ma con un certo stile grigiofumo di vita inglese, che improvvisamente ha conosciuto la cordialit disinibita, il piacere di offrire torte di verdure e focaccia di casa per ricevere in cambio un bicchiere di vino e un complimento, anche salace.
    Devo dire che in ben poche citt abbiamo visto gli abitanti resistere fino quasi all’imbrunire, al finire dell’Adunata, come qua a Genova. La gente non riusciva a staccarsi dalla sfilata, ricorda oggi il presidente Belgrano che, ancora a distanza di mesi, ha il suo daffare insieme agli altri rappresentanti dei 62 gruppi genovesi nell’andare a ringraziare tutta la citt per l’ospitalit che ha dimostrato. L’amministrazione comunale in prima fila, ma anche i vari consigli di circoscrizione che sono stati disponibilissimi ed entusiasti nel reperire gli spazi per le decine di corali, e per arricchirle di manifestazioni gastronomiche, ma non solo. Sacro e profano, pesto e salsicce, polenta e vino delle Cinque Terre: anche questo stato un modo per allacciare un’amicizia destinata a durare. Tra il Corpo degli alpini e la citt che non dimentica.
    In questo scorcio di primavera che ricorda un po’ nell’aria calda e intensamente azzurra (come dimenticare gli alpini paracadutisti che si stagliavano nel cielo sopra piazza della Vittoria?) quelle giornate di maggio, gli alpini genovesi sono appena tornati dal cimitero di Staglieno. Dove hanno seppellito l’ultimo figlio reduce dalla Russia, quel Grosso Romualdo alpino eroico che ha lasciato i suoi 26 anni nel gelo della steppa. Le sue ossa sono tornate in patria salutate dagli alpini e dai suoi tre fratelli. Cos come poche settimane prima era ritornato nella sua Sestri Levante un altro ragazzo morto lass.
    Molta l’emozione, ma molti vogliono gi parlare con gli occhi ridenti del prossimo incontro di Catania. Vogliono parteciparvi almeno in cinquecento, i genovesi. Forse mancheranno i veci (sono almeno una decina le penne nere liguri che hanno superato i novanta) ma gli altri sfideranno il viaggio lungo e costoso (sono pur sempre genovesi, anche se alpini!).
    Intanto la vita, tra un’Adunata e l’altra, continua nel consueto impegno. Gli alpini, anche quelli genovesi, sono sempre ovunque anche se apparentemente non si vedono. Oggi vendono bulbi in piazza per l’associazione Sclerosi Multipla, ieri erano con i bambini a carnevale, e ancora per i bambini dell’Unicef hanno offerto vin brul a met febbraio, e poi al fianco del Banco Alimentare per aiutare i bisognosi di tutta la Liguria. Quelli del gruppo di Sestri Ponente quest’anno accarezzano il sogno di qualche adozione a distanza in Africa.
    E lavorano sodo con la sottoscrizione. Siamo vecchi, ma siamo sempre tutti in attivit, ci congeda un alpino della sezione del ponente cittadino.
    In quelle strade, ma anche nel centro della citt, due giorni dopo la fine dell’adunata, c’era un lungo, eloquente striscione: Grazie alpini, tornate.
    Sembrava un congedo affettuosamente formale. Invece era un’aspirazione che veniva dal cuore.

    Donata Bonometti