Eroi di Sicilia con l'Italia nel cuore

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    Il libro pu essere richiesto all’Assessorato alla cultura della Provincia Regionale di Catania, via Etnea 73 95100 Catania tel. 095/7308295 7153242.


    Il libro arrivato in redazione con altro materiale edito per conto dell’assessorato alla Cultura dalla Provincia regionale di Catania. E’ scritto da Pietro Nicolosi ed ha per titolo Eroi di Sicilia 1935 1945. In copertina, il disegno, opera di Vittorio Pisani, di un carabiniere lanciato all’assalto stringendo in pugno il Tricolore, episodio reale, tratto dal volume sulla storia dell’Arma dei Carabinieri. E’ rimasto a lungo sul tavolo lo confessiamo non senza imbarazzo finch abbiamo cominciato a sfogliarlo. E, lentamente, ci ha preso la mano. Questo libro spiega il presidente della Provincia Nello Musumeci nella prefazione costituisce un doveroso e sentito atto di omaggio alla memoria di quei siciliani in generale, e catanesi in particolare, che hanno servito la Patria in armi, fino all’estremo sacrificio della vita.
    La galleria di personaggi si apre sul proscenio di un’Italia spensierata e apparentemente felice: il tempo degli smoking e dei decollets, dei salotti eleganti e dei treni popolari che portavano centinaia di gitanti a fare una scampagnata fuori citt, mentre sulle strade appena asfaltate sfrecciavano le prime Balilla a quattro marce.
    Con la campagna d’Africa siamo nell’ottobre 1935 sembriamo invincibili. Alida Valli e Rossano Brazzi erano a Ual Ual per girare Sentinelle di Bronzo ed Amedeo Nazzari si preparava ad essere Luciano Serra pilota, nel film di propaganda del regime. Ma non fu solo conquista. Ben presto vennero i primi segnali, i primi Caduti, le prime stragi di soldati italiani. Delle 91 Medaglie d’Oro siciliane nel decennio tra il 35 e il 45, la prima fu quella di un ufficiale, Enrico Santoro. Era partito volontario nella Grande Guerra, appena diciottenne, per raggiungere i suoi sei fratelli gi al fronte, e volontario si era offerto anche per la guerra d’Africa. Allora partire volontari era considerato un dovere, un obbligo di coscienza. E a questo dovere tenne fede il giovane Santoro quando, accerchiato con i suoi uomini da centinaia di etiopi ad Amba Tzeller, senza pi munizioni, resistette con il suo plotone di ascari fino a cadere, spada in pugno, trafitto da lance e pugnali.
    Si susseguono gli episodi, tante storie diverse di Medaglie d’Oro, tanti uomini, spesso giovani, che ci sorridono da sbiadite fotografie d’epoca, che ci guardano con la spavalderia dei vent’anni e la fierezza d’essere invincibili. Tanti soldati, graduati, sottufficiali. Tanti ufficiali, come il generale Salvatore Pelligra, che a Spalato, l’8 settembre del 43 comandava l’artiglieria della Divisione Bergamo. Nel turbino di ordini e contrordini che gli giungevano dall’Italia, decise da solo e comand il fuoco contro i tedeschi. Nei primi combattimenti caddero ottocento soldati italiani. Anzich inviare rinforzi, i comandi romani imposero il ritiro di tremila soldati, mentre alle truppe tedesche si aggiungevano i reparti della divisione Prinz Eugen (principe Eugenio di Savoia, il condottiero italiano che per ironia della sorte salv l’impero asburgico dai turchi) e squadriglie di Stukas che fecero il vuoto fra le fila italiane. Gli ufficiali italiani catturati dopo giorni di durissima battaglia, vennero sommariamente interrogati nella caserma di Sini. Pochi scelsero di obbedire ancora a Mussolini. Gli altri vennero fatti salire sui camion. Il generale Pellagra indoss la divisa nuova che aveva nello zaino, mise i guanti bianchi e si un ai suoi ufficiali. Vennero portati sul greto del fiume Cettine e, a gruppi, mentre gridavano Viva l’Italia, fucilati. Il generale Pelligra incit e rincuor fino alla fine i suoi ufficiali che si misero sull’attenti davanti al plotone d’esecuzione, e salutarono per l’ultima volta l’Italia per la quale stavano cadendo con dignit. I soldati tedeschi depredarono di volta in volta i morti e li gettarono nel fiume.
    Questa barbara strage fu l’anteprima di Cefalonia e della divisione Acqui, il primo atto della Resistenza compiuto dai soldati italiani, seguito da tanti altri nei giorni successivi.
    S, la meritano, i siciliani, questa Adunata degli Alpini.

    Giangaspare Basile