Empatia e commozione

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    Ritirata di Russia. Monumento di dolore, sangue e valore per gli alpini. Raccontata in decine di libri: alcuni veri e propri capolavori, altri, affidati allo slancio di chi scrittore non era, capaci di costruire ritratti di umanità semplicemente drammatica. Più difficile immaginare di dedicare un film a quella terribile vicenda.

    Operazione che nessuno aveva mai fatto in questi ottant’anni. Finché nelle sale è arrivato (dal 26 gennaio, data quasi obbligatoria) il film La seconda via, opera prima di Alessandro Garilli, che a questo progetto ha dedicato anni di ricerche e lavoro. Non si tratta di un film documento sugli eventi bellici, ma della narrazione circoscritta ad un gruppo di sei alpini unici superstiti della 604ª compagnia, rimasti isolati e che, guidati da un sergente, cercano di raggiungere la salvezza attraverso un inferno di gelo e di fuoco. C’è anche un mulo, che traina la slitta su cui è adagiato il loro tenente ferito.

    Un percorso esasperante che costringe quei soldati a perdere sempre più il rapporto con il tempo e la realtà e li spinge a rifugiarsi in una dimensione onirica, fatta di ricordi, sogni e incubi: ovvero nella “seconda via”, quella della mente. Costruito su ritmi lenti per dare la sensazione di una sofferenza che si ripete ogni giorno uguale e sembra non voler mai finire, il film è un prodotto di notevole qualità, sia dal punto di vista delle immagini, sia da quello della cura storica dei particolari, a cominciare dagli accenti degli alpini, dalle uniformi e dall’equipaggiamento. Notevole anche il realismo delle immagini della marcia nella steppa gelata, che sono state girate durante una vera e propria tormenta di neve sulle montagne abruzzesi.

    Molto valido anche il cast, che comprende giovani attori ben calati nella parte, come Ugo Piva, Nicola Adobati, Sebastiano Bronzato, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini, Stefano Zanelli, Nina Pons, Anna Orso e Melania Della Costa. C’è anche Neri Marcorè, nei panni di un capitano medico. Il film è prodotto da Quality Film, Angelika Vision in associazione con Rs Production e l’Ana e in collaborazione con Rai Cinema: dura un’ora e mezzo, ma nonostante i ritmi come detto volutamente lenti, non può non tenere incollati allo schermo, in empatia completa con i personaggi.

    Empatia sicuramente naturale per un alpino, che vi ritroverà facilmente pagine di Rigoni Stern, fonte ispiratrice della sceneggiatura. Ma quest’opera meriterebbe soprattutto di essere proposta in tutti gli istituti superiori italiani: con un minimo di preparazione storica, i ragazzi potrebbero infatti vivere “in diretta” le vicende dei loro bisnonni e comprendere più intimamente il messaggio che questi hanno inciso nella storia.

    ma. cor.