E se imparassimo dai Papi?

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    Papa Benedetto XVI a sorpresa, nel 2013, stupendo il mondo, diede le dimissioni. Tutti pensarono che fosse malato, che vi fossero gravi problemi non comunicati e invece, dopo anni, lui è ancora vivo e vegeto, conserva e dimostra la sua grandissima cultura e la sua fede. Perché allora si dimise? Io credo che lui avesse capito che la chiesa stava attraversando un momento molto difficile e che fosse necessario, per il bene della Chiesa, un Papa che sapesse toccare i cuori delle persone più di quanto non fosse capace lui, pur con tutta la sua grande intelligenza, cultura e fede. Benedetto XVI dimostrando il suo grande amore per la chiesa, diede spazio a chi riteneva potesse scaldare meglio di lui i cuori. Io credo che la stessa cosa valga per noi alpini che tanto amiamo la nostra Associazione, ma che forse non sempre riusciamo a lasciare i nostri posti di comando. La nostra Associazione attraversa un momento difficilissimo. La sospensione della leva obbligatoria e l’anagrafe riducono inesorabilmente i nostri numeri e la pandemia ci ha immobilizzati per due anni allentando i rapporti di amicizia, lo spirito delle nostre manifestazioni, i ricordi che tanto ci tenevano legati ed affratellati. Riannodare i rapporti, riorganizzare le nostre grandi manifestazioni non sarà facile. È vero, anche in questi di due anni, alcuni di noi hanno saputo dimostrare tanto altruismo, hanno saputo aiutare la gente, hanno saputo creare un ospedale. Un generale alpino ha assunto un ruolo importantissimo nella lotta alla pandemia, la nostra immagine è migliorata, ma quando sarà finita la pandemia ci dovremo confrontare con la diminuzione degli iscritti, con il loro invecchiamento e con l’allentamento delle amicizie e delle abitudini. Sarebbero utili, in questa situazione, persone nuove a tutti i livelli, di Gruppo, di Sezione, di Sede Nazionale che sappiano dare nuovo impulso alla nostra Associazione, che sappiano scaldare i cuori. Occorre dare più spazio ai giovani, ove siano presenti. Occorre trovare formule di miglior condivisione nella gestione. Questo rinnovamento sarà utile anche a coloro che attualmente sono al comando perché, in futuro, non sarà loro attribuibile l’inevitabile declino dell’Associazione, declino che deriverà non tanto dal loro operato, ma dall’anagrafe e da eventi straordinari a livello globale. Dobbiamo dare spazio anche a coloro che non hanno avuto la possibilità di appartenere alle truppe alpine ma che condividono ugualmente lo spirito che sostiene la nostra Associazione.

    Gianbattista Stoppani, Gruppo di Dizzasco, Sezione di Como

    Caro Gianbattista, mi trovo concorde quando dici che bisogna dare spazio ai giovani. Si dice spesso che noi, “più maturi”, li portiamo nel futuro. In realtà sono loro, quando gli diamo spazio, che, assumendo le proprie responsabilità, ci caricano sulle spalle e ci portano nel loro futuro, diverso dal nostro e che loro vedono con gli occhi della giovinezza. Per quanto attiene i posti di comando, ritengo invece che essi più che all’anagrafe debbano fare riferimento al carisma. Attitudine, competenza, esperienza, salute, autorevolezza… Non basta la freschezza dell’anagrafe a garantire questo patrimonio. E questo vale per i papi come per gli alpini.