Dove gli altri non arrivano, voi ci siete

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    Imponente cerimonia in piazza Duomo a Milano, nella ricorrenza della celebrazione della S. Messa a suffragio dei Caduti. Una celebrazione voluta, nel 1956, da Peppino Prisco, che tradizionalmente si conclude al Sacrario in piazza Sant’Ambrogio e che negli ultimi anni è andata comprendendo purtroppo anche i Caduti nelle missioni di pace. Tantissimi gli alpini che sin dalle 8,30, si sono raccolti in piazza Fontana per poi sfilare fino in piazza Duomo.

     

    In testa i Gonfaloni, quello di Milano, della Regione Lombardia e della Provincia, e poi 34 sindaci con altrettanti gonfaloni di città della provincia. Seguivano poi ben 43 vessilli e circa 250 gagliardetti. In piazza ha preso posizione un reparto della brigata Taurinense con Fanfara, mentre vessilli e gagliardetti si schieravano in quadrato davanti al sagrato. Erano presenti il gen. D. Franco Cravarezza, comandante della Regione militare Nord, i comandanti della brigata Julia gen. Gianfranco Rossi, della Taurinense gen. Claudio Berto, della Scuola militare alpina gen. Claudio Rondano ed il comandante militare per la Lombardia gen. Camillo de Milato.

    C’erano inoltre le massime autorità civili: il presidente della Regione Roberto Formigoni, il prefetto Valerio Lombardi, il sindaco Letizia Moratti e il presidente della Provincia Guido Podestà. Solenne, anche per il significato rievocativo, il momento dell’arrivo dal Labaro, scortato dal presidente nazionale Corrado Perona e dal Consiglio Direttivo Nazionale al completo. È giunto nella piazza, annunciato da uno squillo di tromba, dalla Galleria Vittorio Emanuele, la stessa che novant’anni fa vide esposto ad una finestra l’unico Tricolore di Milano, in un momento difficile di disordini pubblici. Poi l’arrivo del comandante delle Truppe alpine gen. D. Alberto Primicerj, che ha passato in rassegna il reparto in armi e quindi vessilli e gagliardetti dopo aver sostato per rendere gli onori davanti al nostro Labaro.

    La messa, introdotta dal canto di Stelutis alpinis, eseguito dal Coro ANA della Sezione di Milano, è stata concelebrata dall’arciprete del Duomo monsignor Luigi Manganini e da mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi. All’omelia mons. Manganini ha portato a tutti gli alpini i saluti del cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi ed ha avuto parole di riconoscenza per l’opera di volontariato delle nostre sezioni, esplicata anche in occasione della beatificazione del cappellano don Carlo Gnocchi, evento in cui gli alpini hanno dato un contributo eccezionale . Il racconto di Giovanni Battista al Giordano si prestava molto ad esaltare il gesto evangelico del servizio agli altri, al quale tutti noi siamo chiamati.

    È un moto dello spirito che vi induce ad arrivare dove gli altri non arrivano, con semplicità, quasi con umiltà, anche se nessuno lo nota. Ma voi, alpini, ci siete: questa è la spiritualità dell’avvento, suggerita da quello che il celebrante ha definito un cuore sponsale . Mons. Manganini ha concluso l’omelia con un annuncio eccezionale: all’esterno del Duomo verrà collocata una statua del beato don Carlo Gnocchi, che sarà esposta affinché i fedeli possano pregarlo perché interceda per loro. Come tradizione, la S. Messa si è conclusa con la Preghiera dell’Alpino, recitata dal presidente della sezione di Milano Giorgio Urbinati. Sul sagrato i discorsi ufficiali.

    Del presidente della Regione Formigoni, che ha ricordato la nascita dell’Associazione e quella bandiera in Galleria che indicava l’attaccamento alla Patria e una storia che ha reso famosi gli alpini e li ha iscritti nell’affetto di tutti gli italiani , Ha ricordato l’intervento dei nostri volontari in Gli onori al Labaro dal gen. Primicerj. Una immagine della celebrazione in Duomo. Abruzzo, anche lì vi siete fatti onore . All’impegno e al sacrificio degli alpini si è rifatto anche il presidente della Provincia Guido Podestà, che ha espresso riconoscenza anche da parte dei quasi 150 Comuni della provincia della grande Milano.

    Milano vi abbraccia con grande affetto ha esordito il sindaco Letizia Moratti come ha fatto in occasione della beatificazione di don Gnocchi. Un alpino come voi, un esempio come voi . Ha ricordato la tragedia della guerra che vide don Gnocchi fra i suoi alpini. Ma la vostra presenza ha detto il sindaco va oltre la guerra, è fatta di valori e di impegno, arriva dal profondo del cuore. Milano vi ringrazia per quello che siete e per quello che fate tutti i giorni.

    Siete il nostro orgoglio anche per l’aiuto che avete portato nelle circostanze più drammatiche dal Vajont al Friuli, all’Irpinia, alla Valtellina, all’Abruzzo e all’estero, nei paesi colpiti da calamità . Ed ha concluso dicendo Siete la più viva testimonianza del grande cuore del nostro Paese, ci fate sentire fieri di essere italiani. Viva le penne nere! . Ha concluso gli interventi Tito Da Grada, che fu amico di Peppino Prisco e di don Gnocchi.

    Ne ha rievocato le figure, l’uno per aver voluto la celebrazione a suffragio dei Caduti 54 anni fa, l’altro per aver sempre amato quella che chiamava la religiosità degli alpini . Poi si è ricostituito il corteo che ha raggiunto il Sacrario ai Caduti per la deposizione di una corona. Si è conclusa così questa celebrazione organizzata dalla Sezione di Milano, un avvenimento che si rinnova con maggior spirito ogni anno e che testimonia la riconoscenza ai Caduti da parte di chi non dimentica, ma accoglie di questi l’esempio e i valori.

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    Pubblicato sul numero di gennaio 2010 de L’Alpino.