Concerto in Duomo in onore di don Carlo Gnocchi

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    Il coro ANA di Milano diretto dal maestro Massimo Marchesotti e l’orchestra sinfonica Giuseppe Verdi di Milano, diretta dal maestro e compositore Giovanni Veneri, la sera del 15 dicembre hanno dato vita ad un bellissimo concerto in onore del beato don Carlo Gnocchi, organizzato dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi in collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini ed il sostegno di A2A. Significativo il titolo del concerto: Don Gnocchi, il prete che cercò Dio tra gli uomini . L’eccezionale evento si è svolto nel Duomo di Milano, spazio difficilmente concesso per gli spettacoli, ed ha visto una grandissima partecipazione di pubblico. Moltissima la gente in coda sul sagrato già un’ora prima dell’inizio.

     

    Saranno alla fine settemila le persone presenti, moltissime in piedi. Alle spalle del coro e dell’orchestra era montata una cassa acustica che ha consentito di conservare la timbrica dei suoni, di solito distorta dagli impianti di amplificazione. E ha funzionato davvero, si potevano cogliere tutte le sfumature delle voci e della strumentazione. A poco più di un anno dal concerto tenuto al teatro degli Arcimboldi, in occasione del 90º della Grande Guerra, sono stati riproposti canti del repertorio degli alpini e della tradizione popolare, intervallati da brani tratti dagli scritti di don Gnocchi, letti dall’attore Massimo Poggio. In apertura hanno preso la parola il vice presidente nazionale ANA Cesare Lavizzari e monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Carlo Gnocchi, che hanno illustrato la figura di don Gnocchi, sacerdote e alpino.

    Quindici i brani corali eseguiti, la maggioranza armonizzati dal maestro Veneri, tra cui spiccava lo struggente Stelutis alpinis il brano che Don Gnocchi, sentendo avvicinarsi la morte, chiese che venisse eseguito al suo funerale. Il concerto è terminato con La preghiera degli alpini , presentata per la prima volta dal maestro Veneri l’anno scorso agli Arcimboldi e, fuori programma, la Canzone del Piave , scritta nel 1918 da E. A. Mario, che rinunciò ai diritti d’autore. Scroscianti e prolungati gli applausi al temine del concerto e un mormorio di disappunto quando coro e orchestra sono usciti di scena, quasi che la gente volesse prolungare la magia di una serata speciale.

    Le libere offerte raccolte saranno destinate all’acquisto degli arredi sacri per la nascente chiesa dedicata al beato don Carlo Gnocchi. Fuori, il Natale profano, con il grande abete illuminato e le sfolgoranti luci della piazza, ma dentro i cuori delle persone che alla spicciolata uscivano dal Duomo, c’era il Natale vero della nascita di Cristo, quello della preghiera, degli affetti e della solidarietà. Forse un piccolo miracolo di don Carlo e del canto… D’altronde, Sant’Agostino diceva che: Chi canta e anche chi ascolta diciamo noi prega due volte .

    Giuliana Marra

    Pubblicato sul numero di gennaio 2010 de L’Alpino.