Dopo 80 anni, finalmente ad Aosta!

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    Ch’a cousta l’on ch’a cousta Viva l’Aousta!: questo grido di incitamento e di vittoria, costi quel che costi , echeggiò per la prima volta sul campo di battaglia nel 1855 in Crimea, dove la brigata di fanteria Aosta diede un decisivo contributo alla soluzione del conflitto. L’Aousta era già carica di storia, essendo stata formata nel 1700 ed avendo partecipato poi a tutte le guerre d’Indipendenza pagando un pesante tributo di sangue. Questo grido è di nuovo risuonato ad Aosta, più forte che mai, ed ha accompagnato le ultime fasi della grandiosa sfilata degli alpini, a conclusione della 76ª Adunata nazionale. Da più di dodici ore gli alpini stavano sfilando, da più di dodici ore la gente assiepava non solo le tribune ma anche le strade, gremiva le terrazze, era sui balconi imbandierati ed alla fine in tanti avrebbero voluto accompagnare la compagnia di alpini che, fanfara in testa, marciava lungo il percorso della sfilata, seguita dal Labaro nazionale scortato dal presidente nazionale, dal comandante delle Truppe alpine e da tutto il Consiglio direttivo nazionale dell’Associazione.
    Aosta, severa, austera fino a sembrare fredda a chi non conosce i montanari, aveva accolto gli alpini nel modo più naturale: semplicemente. Come se ci fossero sempre stati e non ci fosse da stupirsene.
    E infatti già a metà settimana frotte di alpini facevano la spola da una caserma all’altra, ricordando quando alla garritta c’era la sentinella e dalla strada si sentivano gli squilli di tromba.
    Man mano che passavano le ore, Aosta diventava sempre meno degli aostani e sempre più degli alpini. Per le strade, nei bar, nelle trattorie, nei campeggi, alle tante bancarelle si sentivano tutti i dialetti (o lingue) d’Italia. Venerdì sera, quando le penombre della compieta già suggerivano il raccoglimento, ecco giungere le Bandiere di Guerra del 4º reggimento Alpini e del 1º reggimento Artiglieria da montagna, decorate di medaglia d’Oro al Valor Militare. Due Bandiere cariche di storia, accolte in un tripudio di applausi, riservati anche al nostro Labaro che è l’icona del valore degli alpini in guerra e in pace.
    Una serie di cerimonie, il saluto ufficiale del sindaco e del presidente della Regione autonoma, l’incontro con i rappresentanti delle sezioni ANA all’estero, la consegna degli aiuti a tre istituti socialmente benemeriti, la consegna del premio Giornalista dell’anno , sono stati momenti scanditi nell’arco dei due giorni che hanno preceduto il gran finale della sfilata, con manifestazioni in tutti i comuni della val d’Aosta, una valle trasformata in un unico, grande accampamento imbandierato.
    La sera ad Aosta è stata come tutti se l’aspettavano: chiassosa, allegra, gioiosa, un po’ pazza come dev’essere la sera della vigilia, con tanti e tanti bocia . Poi, con le luci dell’alba, di domenica, la città è tornata al silenzio. E alle otto d’un mattino che annunciava una giornata di sole, quando il ministro Carlo Giovanardi (sarebbe poi arrivato a tarda mattinata anche il ministro della Difesa Martino), con il capo di Stato Maggiore dell’Esercito e il comandante delle Truppe alpine, ha passato in rassegna i reparti in armi e le Bandiere che avrebbero aperto la sfilata, dopo che avevano reso gli onori al nostro Labaro e ai gonfaloni della città di Aosta e della Regione Valdostana, e tutto era pronto per quel grande spettacolo che sarebbe stata la lunga sfilata, tutti hanno capito che stava accadendo qualcosa di solenne e di storico; che con gli alpini marciava anche la memoria della città e dell’intera valle; che in quei nomi scritti sugli striscioni e sui cartelli c’era anche un po’ di ciascuno di noi a passarci davanti; che intendiamo difendere tutto questo, Ch’a cousta l’on ch’a cousta