Nel numero di novembre nelle lettere al direttore risuona a voce alta quella di Dario Burresi sulla lettura della Preghiera dell’Alpino alle cerimonie religiose, invitando gli alpini (giustamente) a interloquire prima con l’officiante su cosa e come adducendo poi di cambiare chiesa o parroco (come se fosse facile) in presenza di qualche ostracismo. Per mia curiosità ho sentito in merito il parroco di un Comune vicino al mio, il quale, con sermone ben preciso, motivato e supportato pure da documentazione di canonica si è espresso categoricamente per il no.
Non si potrebbe nemmeno introdurre una bandiera in chiesa, figuriamoci tutto il resto, anche al microfono, se non qualche cenno di tono religioso, alla fine. Ha poi citato alcuni casi/aneddoti (nello specifico ai funerali) che si sono sbizzarriti in enunciazioni esaltanti con toni da comizio, per rivalorizzare il defunto… che per loro addirittura defunto non era. O qualche altro che pretendeva di suonare la tromba, perché al defunto piaceva tanto. Roba da matti. Figuriamoci noi alpini, sempre in prima fila. Ha continuato poi col dire che non ce l’aveva con me, ma con tutti coloro che non conoscendo le regole si sentono autorizzati a prendere iniziative, coi risultati di cui sopra; praticamente un vero sfogo. Ho capito, caro direttore, che non solo noi erriamo, per ignoranza o presunzione, nei comportamenti in chiesa, ma emerge che i preti, in genere, devono sopportare molto (e in silenzio) un popolo (privati, gruppi, istituzioni) che si prendono il lusso, ormai consolidato, di anteporre le loro emozioni e i loro riti, in sfregio ad un’etica religiosa invece ben precisa. Mi auguro più coesione, trasparenza e meno dissapori fra le parti, in futuro; ma questi alla fine sono granelli di sabbia nel deserto, non è vero?
Ernesto Ferrari, San Pietro di Legnago (Verona)
I preti quando ci si mettono riescono a incartare molto bene il Vangelo, confondendolo talvolta con il proprio punto di vista. Considerato che la Messa è “l’azione di Cristo e della Chiesa” (definizione ufficiale), chiederei al tuo parroco cosa intenda per Chiesa. È quella del celebrante, di chi rivendica il potere sulla comunità, del clero? O c’è dentro anche il popolo di Dio, alpini compresi? E quale regola fa divieto di innalzare una preghiera? Le regole, perché non diventino burocrazia ecclesiastica devono tenere conto che le persone e i loro sentimenti vengono prima delle leggi. Cosa diversa sono i pistolotti commemorativi, che spesso diventano anche ridicoli nella loro ingenuità. Di omelie ne basta una, sperando che valga la candela. Poi, in ogni circostanza ci si regola di volta in volta accordandosi col celebrante. Il tutto ovviamente domanda elasticità mentale e un minimo di intelligenza. Come vedi non servirebbe molto.